Ogni cristiano che conosco ha sperimentato la lotta contro i desideri peccaminosi – ritrovandosi a combattere di nuovo con lo stesso peccato, chiedendosi: “Finirà mai tutto questo? Perché Dio non agisce?” (se non hai ancora sperimentato un tale stato d’animo è solo per una questione di tempo). Tutti i credenti sembrano essere frustrati non solo dal peccato ma anche da questi desideri. Quando sperimentiamo lunghe sofferenze, dolore o disagio, dobbiamo chiederci: perché ci succede questo?
Perché persistono i desideri peccaminosi?
Questa non è la domanda di una persona incredula, che cerca di dimostrare che Dio non esiste – attraverso il famigerato “problema del male”. È invece la domanda personale di un credente, che cerca di comprendere cosa stia facendo Dio, con le continue voglie peccaminose della sua vita. È la domanda di qualcuno che legge: “Per coloro che amano Dio, tutte le cose cooperano per il suo bene” e sta cercando di conciliare questa verità teologica, con le circostanze in cui si trova.
Una risposta sorprendente a questa questione viene data in Giudici 3. Tra le storie di Othniel ed Ehud, si nasconde un’affermazione che la maggior parte dei cristiani ignora. Se prendessimo a cuore questa verità, avremmo un rinnovato coraggio, per affrontare le nostre battaglie:
“Questi sono i popoli che il Signore lasciò stare, per mettere alla prova, per mezzo di essi, Israele, cioè tutti quelli che non avevano visto le guerre di Canaan. Egli voleva soltanto che le nuove generazioni dei figli d’Israele conoscessero e imparassero: quelli, per lo meno, che non l’avevano mai visto prima.”
Giudici 3:1-2
Perché Dio ha permesso che il Suo popolo venisse messo ancora alla prova? La battaglia che doveva combattere Israele era reale, evidente: si presentava sotto forma di nazioni nemiche e dei relativi eserciti. Perché Dio non li ha cacciati?
Il libro dei Giudici risuona nella nostra testa, e in qualche modo pensiamo che le nazioni nemiche siano rimaste, perché Israele non ha creduto abbastanza in Dio, affinché fossero definitivamente scacciate. Ma non è quello che ci fa capire il libro dei Giudici al capitolo 3. Qui leggiamo che Dio li ha lasciati, per mettere alla prova Israele, in modo che potessero imparare a combattere le guerre.
Dio voleva dare a Israele la terra di Canaan. Ma a quanto pare, voleva farlo attraverso la guerra. Ha continuato quindi a testarli, per vedere se gli avrebbero creduto, voleva insegnare loro a fidarsi completamente di Lui, mentre combattevano. Egli agisce allo stesso modo con noi, anche se (come ci ricorda Paolo) la nostra battaglia non è contro carne e ossa, ma contro poteri spirituali.
Perché Dio non rimuove le battaglie della nostra vita, quando diventiamo cristiani? Perché vuole che facciamo affidamento sulla Sua grazia, non alla nostra carne. Come diceva Paolo, i nostri punti deboli e le prove della nostra vita, sono state progettate per mantenerci umili.
Questo vuol dire che a volte Dio permette che combattiamo contro piccole voglie peccaminose, per impedirci di commettere un peccato più grande: inorgoglirsi. Perché se tu o io venissimo immediatamente guariti da alcuni peccati, diventeremmo insostenibilmente orgogliosi. Dico questo per esperienza, Dio l’ha fatto con me, in particolare nel mio matrimonio. I primi due anni furono pieni di conflitti tra me e mia moglie. Avevamo un sacco di “spazzatura” di cui dovevamo liberarci. Guardando indietro, sono grato per quel tempo, perché mi ha impedito di diventare moralista ed ipocrita, nel giudicare i problemi matrimoniali delle altre persone. La lotta è un modo per guidare i nostri cuori, che si sposa bene con il concetto: “Sono un peccatore, ma per la grazia di Dio, vado avanti”.
John Newton, autore di “Amazing Grace”, lo capì per pura esperienza personale. Si sentiva frustrato nel peccare continuamente durante tutta la sua vita, fino a quando non si rese conto che era proprio il peccato, che lo spingeva ad aver un bisogno disperato della grazia di Dio. Infatti scrisse: “Le ricchezze della Sua misericordia si evidenziano in misura maggiore nel continuo perdono che Egli mi concede”.
La persistenza del dolore nelle nostre vite, in particolare riguardo la continua battaglia contro il peccato, non dovrebbe compiacerci. Dio non ha lasciato i Cananei, per far sì che Israele imparasse a “conviverci” insieme. Era vero esattamente il contrario: il Signore li lasciò per insegnare al Suo popolo a combattere contro di loro.
Se ti senti disperato dall’essere continuamente costretto a lottare, ricorda che Dio sta operando attraverso le circostanze in cui ti trovi. Guarda a Cristo, la cui risurrezione ti darà la vittoria. Guarda a Gesù, che ha combattuto per te, quando eri Suo nemico. Guarda all’unico Salvatore, che può darti la forza di stare in piedi ed alzarti ogni volta che cadrai. Guarda a Cristo e combatti.
Autore: J.D. Greear