Immagina un bambino di tre anni che entra in una pasticceria. Gli hanno appena comunicato che può mangiare soltanto un dolcetto. La rabbia del bambino aumenta perché è stato applicato il limite alla quantità di dolciumi che può assumere. Il bambino si butta per terra e scoppia in lacrime; quando il papà va a prenderlo, il bambino tenta di dargli uno schiaffo. A questo punto il papà dà una rapida occhiata intorno a sé e vede che tutti lo stanno fissando. Pieno di vergogna, alza la voce e urla a suo figlio che si sta comportando male. Lo prende in braccio e si dirige verso l’auto di famiglia. Sempre urlante e scalpitante, il bimbo viene sistemato e assicurato con la cintura sul suo seggiolino per quello che sarà sicuramente un esasperante viaggio verso casa.
In questo frangente, la scena è piena di conflitti. Padre e figlio sono divisi l’uno contro l’altro ed entrambi sono pieni di ostilità. Ciò di cui il figlio ha più bisogno è che la relazione venga riparata, non ulteriormente interrotta con la punizione (fisica o psicologica) o l’ostruzionismo.
Un genitore “sintonizzato” sarebbe in grado di riflettere sulla situazione e di parlare con il suo bambino (che ha solo tre anni) di quanto è successo. Il papà potrebbe dire qualcosa del tipo: “Mi sono arrabbiato molto con te in pasticceria e ho urlato. Sono sicuro che ti sei spaventato molto vedendo papà fare a quel modo. Mi dispiace, tesoro. Io voglio essere gentile con te”. Così inizia il processo di riparazione, ma il genitore deve anche affrontare il dimenìo del bambino bloccato fisicamente. Forse farebbe bene ad aspettare venti minuti o più per parlare con suo figlio del momento in cui si sono scontrati. “So che eri molto arrabbiato quando ho detto che potevi prenderne solo uno. I dolcetti sono buonissimi e io capisco che ne vorresti altri. Va bene essere arrabbiati, ma non va bene che usi le tue manone per picchiarmi”.
Durante l’infanzia subiamo migliaia di cicli di conflitto (situazione come quella nella pasticceria) e riparazione (conversazione successiva a casa). Questo consente ai bambini di sviluppare un loro linguaggio per descrivere ciò che sta accadendo interiormente e a livello interpersonale. Inoltre (e altrettanto importante) fornisce loro la consapevolezza che il loro comportamento e le emozioni (di rabbia, tristezza o a metà tra le due cose) non porteranno al troncamento delle relazioni interpersonali. Se i bambini non hanno gli strumenti necessari per chiedere a una persona con cui hanno una relazione sana un atteggiamento di riparazione, alla fine andranno a cercare al di fuori dello stretto ambito dei genitori o di chi si prende cura di loro. Nell’adolescenza questo malaugurato salvataggio avviene spesso con un comportamento o una relazione che offrono un conforto ibrido di sollievo e vendetta per ciò che i genitori hanno fatto.
Il conflitto da solo non costituisce la prova che una relazione interpersonale sia malsana. Anzi. Chi sperimenta delle relazioni interpersonali salutari è in grado di vedere il conflitto come una soglia vitale di crescita. Invece di incolparsi a vicenda durante i conflitti, gli individui sani cercano l’integrità per fornire il loro contributo per far sbollire la rabbia della persona che hanno di fronte. Questo è ciò che io chiamo “conflitto generativo”.
Il conflitto “disordinato”, invece, si verifica quando i due membri di una coppia si limitano a incolparsi a vicenda senza riflettere sulle dinamiche più profonde che sono in gioco. Nel mio studio, vedo spesso uno scenario di questo tipo: una coppia sposata nella quale il marito desidera connettersi a livello sessuale, mentre la moglie vuole connettersi a livello relazionale. Di solito lei dice: “Io sarei più disposta a fare sesso se tu fossi più disposto a conversare”. E questo suscita la risposta del marito: “Io sarei più disposto a conversare se tu fossi più disposta a fare sesso”.
Per molte coppie, la conversazione termina qui e ne deriva un conflitto, che può essere di vari livelli – da lieve a estremo. A volte quello dei due che non vuole fare sesso si gira e rigira nel letto, irritato dalle esigenze che vengono poste sul suo corpo, mentre l’altro se ne va in un’altra stanza, arrabbiato per il fatto che il suo desiderio viene così raramente esaudito. Nell’ora o nel giorno successivo, il marito probabilmente cercherà una qualche forma di dissociazione, che spesso sfocia nell’uso della pornografia. La pornografia gli dà la capacità di appoggiarsi a qualcosa che ha simultaneamente due funzioni: gli consente di sfuggire al conflitto disordinato di quel momento ed è un modo per farla pagare al coniuge.
Nella maggior parte delle unioni coniugali, il conflitto disordinato serve per provocare una forma immatura di riparazione. Se il marito è arrabbiato, quasi sempre tiene più nascosta la sua vita emotiva. In qualche modo sa che il suo silenzio indurrà la moglie a fare un passo verso di lui con un invito a fare sesso per allentare la tensione coniugale. Non è difficile capire che questo è un esempio di riparazione immatura. Purtroppo la riparazione immatura e surrogata è la più comune che vedo nel mio lavoro di consulente. Se la moglie non si offre di alleviare il conflitto, i due coniugi spesso continuano a mostrarsi nervosi l’uno verso l’altro. Oppure se il conflitto disordinato va avanti per anni e anni, la coppia inizia una battaglia immane per stabilire quale dei due desidera di meno il sesso e l’intimità.
In questo scenario coniugale che abbiamo appena esplorato, il conflitto non viene utilizzato per far crescere le due persone come esseri umani sani (se lo facessero quello sarebbe un conflitto generativo). Il conflitto disordinato viene invece utilizzato per mantenere lo status quo nella relazione sessuale. Raramente nella coppia si riconosce che il partner che ha meno desiderio di sesso potrebbe essere il più sano dei due. Dopotutto, perché un individuo dovrebbe veramente desiderare il sesso quando il suo significato simbolico è di produrre una catarsi per un conflitto disordinato? Chi vuole più sesso è invece considerato come sano, nonostante il fatto che desideri una forma di sesso piena di presunti diritti.
Affinché due persone possano passare dal conflitto disordinato a quello generativo e dalla riparazione immatura a quella matura, devono riuscire entrambi a essere onesti sulla loro ostilità e ad acquistare consapevolezza sulle dimensioni della loro propria integrità che sono andate perdute. Nell’esempio sopra citato, il marito deve essere onesto e capire che è stato ben più facile dare la colpa allo scarso desiderio sessuale della moglie che non riconoscere come il suo presunto diritto a fare sesso erode l’intimità. La moglie deve invece essere onesta e dire: ho permesso che il sesso diventasse un semplice rilascio della tensione perché il costo del mio desiderio di essere conosciuta in modo profondo e totale sarebbe stato eccessivo da sopportare.
Autore: Jay Stringer (ha scritto il libro Indesiderati)