Era il 2007 e mi trovavo a predicare in una chiesa di fronte ad un gruppo di uomini cristiani. Il mio sermone affrontava il tema della paternità. Mentre parlavo, chiesi di alzare la mano a chi avesse avuto un rapporto stretto con il proprio padre, durante il percorso della crescita.
Nessuno si mosse.
Il tempo passò velocemente e nel 2017 mi ritrovai a predicare in un’altra chiesa di 700 persone. Era domenica mattina ed un uomo di nome Daniel Wiens mi accompagnava. Era il mio traduttore. Durante la guida, chiesi a Dio: “Signore, di cosa vuoi che parli stamattina?”. Dio rispose: “Delle ferite inferte dai padri”. “Dio, vuoi davvero che parli di questo??? È la tua voce Signore?”. Egli rispose di nuovo: “Sì”.
Ho imparato prima di ogni sermone a dare Dio lo spazio per invadere completamente la stanza dove mi preparo, fino agli ultimi minuti prima della predicazione, per mostrarmi cosa vuole che io faccia, confidare in Lui ed andare.
Dopo l’adorazione, raccontai di come la famiglia di Giacobbe sia stata distrutta a causa del favoritismo che egli mostrava a Giuseppe, rispetto agli altri figli. Il figlio maggiore, Ruben, ebbe rapporti sessuali con la concubina di suo padre Giacobbe. Giuda andò a letto con sua nuora, che si fingeva prostituta. Simeone e Levi trucidarono tutti gli uomini di Sichem (il peccato di Ruben, Simeone e Levi avrebbe in seguito influenzato negativamente la benedizione che il padre diede loro sul letto di morte). Quando Giuseppe era adolescente, i suoi dieci fratelli gli presero il mantello, lo gettarono in una fossa e pensarono di ucciderlo. La famiglia di Giacobbe fu avvelenata dal peccato sessuale, dalla rabbia, dall’omicidio, dall’amarezza, dall’odio e dal dolore del rifiuto.
Dopo aver finito il messaggio, chiesi alle persone nella chiesa di formare piccoli gruppi, di due o tre persone; uomini con uomini, donne con donne. Chiesi loro di condividere il rapporto che avevano con il proprio padre. Sfidai inoltre i padri a valutare se avessero in qualche modo ferito i loro figli. Poi chiesi di pregare l’uno per l’altro.
Il messaggio aveva toccato un nervo scoperto. La condivisione, il linguaggio del corpo e le loro espressioni facciali, rivelavano discussioni accorate. Molte donne piangevano.
Dopo aver pregato l’uno per l’altro, ci sedemmo. Il pastore chiese se ci fosse qualcuno colpito dall’argomento che volesse pregare. Subito dopo l’area intorno al palco si riempì di persone ferite. Il pastore mi fece cenno di pregare per la loro guarigione e così feci.
Le molte persone che vengono da noi in cerca di aiuto, ci fanno capire che ci sono molti cristiani che hanno lottato e stanno ancora combattendo, con le ferite inferte dai loro padri. Conosciamo storie di uomini e donne ferite da padri padroni, passivi, incuranti, che raramente, o quasi mai, hanno abbracciato o espresso amore ai loro figli. Poi ci sono storie di uomini e donne che si sono rifugiate nella pornografia, per colpa di ciò che vedevano nel proprio padre (cristiano), o perché egli era verbalmente, emotivamente o fisicamente violento, al punto da arrivare alle minacce di morte.
Sono molte le strazianti storie di abusi sessuali. Recentemente una donna di 65 anni mi ha raccontato che suo padre l’ha molestata da quando aveva cinque anni e che lei non l’aveva mai perdonato. Mi ha chiesto aiuto e l’ho guidata in preghiera per perdonarlo.
Iniziamo dal perdono. Ogni padre sbaglia, dice o fa cose che non dovrebbe. Purtroppo anche io l’ho fatto. Qualsiasi padre lo ha fatto. Non esiste il genitore perfetto da questa parte dell’eternità ed ogni uomo è imperfetto, fallace. Il punto è se il padre fa ammenda con i propri figli e lavora per fermare ciò che ha fatto di sbagliato, o fa perpetuare il dolore.
I ragazzi sono guerrieri in divenire, che hanno bisogno di sapere che i loro papà credono in loro e li amano. Le ragazze hanno bisogno di essere amate, trattate come principesse, stimolate per far emergere il loro vero valore. Entrambi hanno bisogno di padri dal carattere forte. Parole di affetto espresse spesso (“Ti amo”), amore coerente, disciplina misurata che non viene mai espressa con rabbia, ed il passare una cospicua quantità di tempo (che è tempo di qualità), sono elementi più che necessari. Dire: “Mi dispiace” è importante quanto dire: “Ti amo”. Forse anche di più. Quando un genitore si scusa, mostra ai figli che i loro sentimenti contano. Molti non si sono mai sentiti dire “mi dispiace”, crescendo.
I ragazzi imparano a fare i genitori dai loro padri. Se papà è stato dipendente da qualcosa, violento o immischiato nel porno, è molto probabile che il figlio segua le sue orme. Le ragazze che crescono senza l’amore del padre possono finire per cercare affetto tra le braccia di uomini sbagliati, o svalutarsi nel loro vestire o in altri modi. Si diventa inclini a cadere nel peccato sessuale, nell’eccesso di cibo, nella rabbia, nella depressione, nel disprezzo di sé, continuamente alle prese con un senso di vuoto e con altri svariati problemi.
Non c’è da meravigliarsi del perché tanti cristiani hanno difficoltà ad avere un rapporto stretto con Dio, rivolgerGli una preghiera, vivere in pace con Lui. Questo succede perché vediamo Dio con gli stessi occhi con cui guardiamo il nostro papà terreno. Se tuo padre fosse sempre arrabbiato, poco affettuoso, impaziente, pronto a far esplodere la sua rabbia in qualsiasi momento, allora tu vedresti Dio con gli stessi occhi, non importa la quantità dei versetti della Bibbia che esprimono le Sue caratteristiche uniche.
Ci si ritrova così a combattere contro i dubbi e mentre il nemico ti attacca fino alla disperazione, i fratelli in fede, anche quelli mossi dalle migliori intenzioni, finiscono per lanciarti frasi insensate del tipo: “devi avere più fede”, o peggio ancora, abusano di te spiritualmente (purtroppo succede), iniziando a farti la predica, pugnalandoti ancora di più nella profondità del tuo cuore, dicendoti: “Ma guardati! Che razza di cristiano sei? Rovini sempre tutto… Perché non ti dai una regolata come fanno tutti quanti? Vedi come sorridono di domenica? Ecco come dovrebbe apparire un vero cristiano”.
Questi “cristiani” fingono. Si presentano in chiesa, indossando un sorriso smagliante, facendo credere che vada tutto bene. Questa strategia non funziona. Anzi, li spinge ancor di più verso la loro medicina preferita: sesso, cibo, lavoro, ministerio, droga, alcol… finché non toccano il fondo ed il loro cuore diventa così duro ed insensibile che si arrendono. In questo momento può succedere di tutto.
Lascia che ti dia una dritta per facilitarti il compito.
- Com’era tuo padre?
- Era presente quando avevi bisogno di lui?
- Come ti ha influenzato il modo in cui ti ha trattato?
E, cosa più importante, qual è l’idea che ti sei fatto di te stesso e Dio, in base alla relazione che hai avuto con il tuo padre terreno? Chiedi a Dio di aprirti il cuore e scrivi tutto quanto nel tuo diario.
Sei disposto a farlo? Molti usano la frase “i miei genitori hanno fatto del loro meglio”. Lo fanno per non esaminare a fondo il proprio cuore. Con questo non intendo condannare o giudicare qualcuno, bensì capire la radice delle tue ferite, per poi poter guarire e vivere con un cuore pienamente risanato. Fingere che non sia successo nulla, cercando di alleviare il dolore con la tua dipendenza, non ti farà sentire meglio. Anzi, il dolore triplicherà, mentre il tuo cuore diventerà insensibile.
Condividi ciò che hai scritto nel diario con un amico fidato. Meglio se la persona con cui aprirai il tuo cuore non sia un membro della famiglia. Sarebbe troppo coinvolto emotivamente. Dopodiché chiedigli di pregare per la tua guarigione.
Se Dio ti ha svelato delle bugie alle quali credevi una volta, abbandonale ed invita il Signore a sostituirle con la Sua verità.
Ora mi rivolgo ai leader di Chiesa e dei ministeri: ci sono molti uomini e donne sotto la tua cura che stanno soffrendo per le ferite causate dal proprio padre. Aiuta queste persone e guidale (come mostrato in questo articolo), mentre iniziano il percorso di guarigione.
Se questo testo ti ha aiutato a mettere a nudo ferite profonde che necessitano di guarigione e desideri il nostro aiuto, siamo qui per te. Esiste una via d’uscita. Tu puoi essere risanato, crescere ed interrompere il ciclo di dolore, evitando di passarlo alla prossima generazione.
Autore: Mike Genung