Sai Dan, meditavo su questo verso, mi veniva in mente la storia di Ulisse raccontata nell’Odissea.
In particolare, pensavo ai marinai che viaggiavano con lui, ascoltando il canto delle sirene; attratti e ipnotizzati dal loro richiamo sensuale ed irresistibile, si gettavano in mare come aveva fatto Miseno, compagno di nave di Ulisse. Appena sentì il canto delle sirene, lui non poté fare a meno di gettarsi in acqua, e non fece più ritorno alla nave.
La mia attenzione non è tanto su quelli che ascoltavano il canto delle sirene e restavano ammaliati da esse, come a dire che chi è dipendente dal sesso e dalla pornografia non riesce a resistere al suo richiamo: sarebbe banale e scontato; ma su quello che fece Ulisse. Si fece legare all’albero maestro della nave con delle corde per ascoltare il canto delle sirene mentre i suoi compagni si erano tappati le orecchie e guardavano nella direzione opposta.
La causa dell’insuccesso del sesso dipendente, come forse per tante altre dipendenze è che non si è onesti con sé stessi. Ammettiamolo, il sesso e la pornografia piace, e spesso escogitiamo degli stratagemmi artificiali per riuscire ad ascoltare il canto delle sirene dimenticando che forse, a differenza di Ulisse, rischiamo di spezzare le corde perché il richiamo della pornografia è più forte di quello delle sirene.
Ci sottoponiamo a torture perché pur sapendo che la soluzione è avere lo sguardo: “alle cose che non si vedono” (al Signore), lo abbiamo alle cose che si vedono (a noi stessi). Dimentichiamo spesso che quelle corde umane a Ulisse gliele avevano messe gli uomini che, come tutte le religioni, non potranno mai dare la vera libertà che solo Gesù può dare. “Voi entrerete ed uscirete, e troverete pastura”……, “voi conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi”.