Gesù venne e si presentò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi”.
E detto questo, mostrò loro le mani e il costato.
Giovanni 20:19–20
Subito dopo la Sua crocifissione Gesù apparve ai discepoli e per prima cosa mostrò loro le Sue ferite. Perché lo ha fatto? Non bastava forse la Sua presenza, specie dopo averli scioccati comparendo dal nulla? Perché il Suo corpo risorto portava ancora i segni dei chiodi e della lancia? Per qualche ragione, Egli lasciò che le Sue ferite rimanessero.
Poiché Dio non lascia niente al caso, deve esserci uno scopo preciso, oltre al fatto che Cristo si identificava con i discepoli.
Se qualcuno che amiamo fosse ferito, la possibilità che ci riveli la ferita come ha fatto Gesù è molto ridotta. Tendiamo piuttosto a coprirla. Quando mostriamo le nostre cicatrici, lo facciamo solo con i nostri parenti più stretti, o con gli amici fidati. Quando Gesù fece vedere ai discepoli i segni delle ferite, sollevò la veste. Questo era un atto di intimità, di fiducia – un segno di amicizia.
La rivelazione delle Sue ferite ha inoltre procurato dolore ai discepoli. Pietro lo aveva rinnegato, ed era convinto di meritare la condanna. Gli altri discepoli erano fuggiti, quando Cristo aveva bisogno di loro. Forse si vergognarono per essersi vantati battendo il petto, dicendo di essere disposti a morire per Cristo.
Non possiamo avvicinarci a Gesù senza vedere come lo abbiamo ferito, dubitato del Suo amore, come gli abbiamo voltato le spalle per adorare altri dei, come il sesso, le persone, le cose materiali, o come gli abbiamo promesso di vivere per Lui, abbandonandolo poco dopo.
Gesù non rivela le Sue ferite per farci vergognare. Lo fa perché desidera avere una relazione intima con noi e non vuole nasconderci la verità. Lui è la verità. Sembra paradossale e folle, ma quando vediamo quanto profondamente lo abbiamo ferito, la nostra conoscenza nei Suoi confronti sarà meravigliosamente più intima.
I nostri peccati hanno provocato un’effusione della Sua grazia e del Suo amore, e ciò che dobbiamo fare è solo accettarlo (“… dove il peccato abbonda, la grazia sovrabbonda” Romani 5:20).
Il nostro Creatore è incredibile! Noi lo feriamo ripetutamente, eppure Egli non smette di cercarci, per far guarire la vergogna e le ferite che ci ha causato il nostro peccato. Se anche noi amassimo gli altri nello stesso modo, il mondo sarebbe diverso.
Quando Gesù ci fa vedere le Sue ferite, ci sta dimostrando di sentirsi sicuro di quello che fa. Possiamo dunque andare da Lui con il nostro dolore, non importa quanto sia profondo, o vergognoso. Possiamo fargli vedere le nostre ferite e Lui non indietreggerà, anche se ce le siamo auto inflitte.
Cristo ci ha dato il modello di una vera relazione, quando ci ha mostrato le Sue ferite. Non ci dobbiamo nascondere e far finta che vada tutto bene, dobbiamo piuttosto andare a Lui come dei bambini, dicendogli: “Signore, sto male… Non so come avvicinarmi a Te, ho incasinato la mia vita. Aiutami per favore”.
Non conosco nessun brano della Scrittura in cui Gesù abbia negato una simile richiesta.
Autore: Mike Genung (tratto dal libro “100 giorni di Cammino verso la grazia”)