L’amore vero richiede una trama, non solo una serie di sensazioni
Il giovane guardava in basso, mentre mi raccontava delle sue continue lotte e della compulsività verso la pornografia.
Durante il mio ministero ho sentito talmente tante storie simili, che le conosco a memoria. Ma questo ragazzo seppe riassumere la sua situazione meglio degli altri. Mi rivelò che la sua dipendenza aveva avuto inizio con la concupiscenza, poi trasformatasi in sensi di colpa e vergogna. Insomma, tutto era iniziato per colpa di un solo fattore: la noia.
Lo stesso pomeriggio ho chiacchierato con altro un credente più maturo, uomo di successo e con una splendida carriera alle spalle, che mi ha detto: “Sono riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi che mi ero prefissato ma ora tutto mi sembra così vuoto e senza significato. Mi sento annoiato”.
Ho avuto questo tipo di conversazione innumerevoli volte ma quel giorno mi sono chiesto se esse, in qualche modo, riguardassero lo stesso problema. Dopo aver letto una geremiade contro “l’odierna svolta verso il porno” mi è stato chiesto di riflettere su questa domanda, non dal punto di vista del mondo evangelico conservatore, ma da filosofo anticapitalista, decisamente laico.
Nel suo libro “Capitalism and the Death Drive”, Byung-Chul Han chiarisce che la “svolta pornografica” non si manifesta solo in rappresentazioni sessuali esplicite su Internet, svelando un aspetto più profondo, del malessere spirituale. Han sostiene che la pornografia tenta di separare i segni dal significato, le sensazioni dall’unione, le parti del corpo dalla persona. Ciò si traduce in una frammentazione, che deriva da una sorta di ipervisibilità e iperdisponibilità.
La pornografia usa la sessualità ma la frammenta, minando la tensione necessaria all’erotismo. Secondo l’autore, la pornografia non ha una trama. Ciò non significa che essa non può essere incorporata in una storia. Ciò che intende Han è che la pornografia non è in grado di produrre, acquisire e vendere, delle sensazioni genuine. Un erotismo sincero, sostiene l’autore, richiede uno sviluppo paziente ed una connessione duratura.
L’ottica pornografica confonde le persone, facendo loro credere che l’amore è semplicemente una disposizione casuale di sentimenti consumabili, che non fanno parte della trama in corso. Questa distorsione porta le persone a cambiare continuamente partner, in modo compulsivo (sia “nella vita reale” che nella loro mente), per mantenere quelle sensazioni fresche e rinnovate.
Dubito che Han inquadrerebbe tutto questo come “peccato” o “immoralità”, ma sicuramente ne noterebbe il suo lato autolesionista e distruttivo. Il risultato non è altro che una società vuota, senza interessi, significato e amore.
Secondo Han l’amore, a differenza della pornografia, ha una trama. Essa non è un insieme casuale di sensazioni, è qualcosa che va inquadrato in un contesto più ampio. E la fedeltà, sostiene Han, non è solo un’emozione ma anche un’azione. In effetti, la fedeltà è una serie di azioni che richiedono una trama.
L’autore fa l’esempio di una lettera che un uomo francese scrisse alla moglie, anticipando il loro futuro insieme: “Hai 85 anni e ti sei rimpicciolita di cinque centimetri. Ora pesi solo 40 chili, eppure sei ancora desiderabile”.
Questo tipo di amore richiede un impegno a vita. Mentre leggevo queste righe, ho pensato ai consigli che di solito vengono forniti ai genitori, quando si tratta di pornografia. Ci sono persone che non prendono in considerazione il concetto di peccato, di grazia e quello di Dio stesso. Essi incoraggiano i genitori a non considerare il porno come una cosa “immorale”. Ma di solito sostengono che il porno non è una buona fonte di educazione sessuale.
Queste persone sostengono che i bambini che imparano solo dal porno, non comprendono che i corpi delle persone reali non reagiscono seguendo una formula. Il porno altera le aspettative su come dovrebbe essere il sesso, il consenso e la reciprocità.
Se questo è il problema principale della pornografia, la soluzione sembra proporne una “più realistica”, che potrebbe aiutare questi giovani a prepararsi ad una vera intimità.
Ma l’intimità, oltre alle parti del corpo, implica la presenza di un’altra persona. Il mistero dell’unione fisica non può essere consumato in assenza di questi due elementi.
Anche la Bibbia precisa che l’intimità sessuale tra un uomo e una donna si completa solo se sono presenti entrambi. La storia d’amore di Ruth e Boaz ci rimane impressa perché, come ogni vera storia d’amore, ci avvolge di sensazioni autentiche, senza mai abbandonarci. La storia è piena di tensione. Ciò che sembra essere un’improbabile ed accidentale introduzione di queste due persone, il tutto condito da un background tragico, si rivela essere necessaria per dare vita alla casa di Davide. La storia ci riporta indietro nel tempo, a Betlemme.
L’apostolo Paolo spiega il mistero dell’unione con una sola carne in Efesini 5, e lo fa davanti ad una congregazione radunata in una città nota per il tempio di Artemide. Per loro, praticare la prostituzione nel tempio, usando l’orgasmo come presunto scopo per collegarsi con il divino, era una norma culturale. Paolo scrive che l’unione fisica tra un uomo e una donna riflette la comunione di Cristo con la sua chiesa, non attraverso principi astratti, ma mostrandoci come tutto questo si inserisce nell’ampia storia della redenzione. Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, lavandola con l’acqua.
Il suo sacrificio non può essere imitato dall’attivazione istantanea delle cellule celebrali. Può essere modellato ed incarnato solamente durante una vita vissuta insieme. Ciò richiede per i coniugi, l’impegno di condividere la stessa storia, nella malattia e nella salute, nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non li separi.
Il sacrificio di Cristo richiede al suo popolo di capire cosa significa stare in comunione gli uni con gli altri, e con Colui che tiene in piedi ogni buona storia. Che siamo sessualmente attivi o meno, siamo tutti membri del corpo di Cristo.
Autore: Russell Moore