Nella mitologia greca le Sirene erano le mitiche seduttrici del mare. Queste bellissime creature abitavano in una prateria fiorita su delle piccole isole rocciose del Mediterraneo. Erano esseri divini con ali di uccelli e voci seducenti, in grado di incantare qualsiasi marinaio. Le fonti antiche descrivono il “canto delle sirene” come una musica incantevole, che ipnotizzava e attirava i marinai verso l’isola, per poi far naufragare le loro navi contro gli scogli. Questa è forse una delle migliori analogie per descrivere il richiamo della pornografia e la sua tendenza a divenire dipendenza.
Non abbiamo nessuna intenzione di far schiantare la nave della nostra vita su una riva rocciosa, ma il canto delle sirene ci chiama. Se la pornografia “getta l’amo” nella nostra vita sentiremo per sempre il suo richiamo. Saremo attratti in modo incontrollabile, perché essa è come un tumore che sembra non guarire mai.
Ma come facevano gli antichi marinai a navigare accanto alle Sirene, senza essere sopraffatti dal loro canto? Due antichi miti possono aiutarci a comprendere.
Ulisse chiede di essere legato all’albero maestro
Il poema di Omero racconta le vicende di Ulisse, uno degli eroi della guerra di Troia. Nell’Odissea viene consigliato dalla maga Circe di stare in guardia dalle Sirene, che avrebbero provato a incantarlo con il loro dolce canto, per poi trascinarlo verso la morte. Ella gli suggerisce di fare attenzione e guardare intorno all’isola, dove c’era un grande cumulo di ossa di uomini morti: un segno del potere delle Sirene.
Su insistenza della maga, Ulisse tappa le orecchie dei suoi marinai con della cera, per impedirgli di essere sedotti dall’incantevole musica delle sirene. Ma poiché voleva provare il piacere di ascoltare il loro canto, ordina ai suoi uomini di legarlo stretto all’albero maestro, in posizione eretta e di non liberarlo per nessuna ragione al mondo.
Mentre la nave si avvicina alle isole, il vento si placa improvvisamente. Le sirene vedono arrivare Ulisse e iniziano a cantare. “Vieni qui”, cantano Scilla e Cariddi, “e ascolta le nostre dolci voci. Nessuno ha mai navigato davanti a noi senza fermarsi ad ascoltare l’incantevole dolcezza del nostro canto”. Le Sirene, nel loro canto, promettono ad Ulisse la preveggenza divina su tutto ciò che gli dei e gli uomini faranno. L’eroe, sopraffatto dal canto, chiede di essere liberato ma i suoi compagni lo stringono all’albero ancora più forte, con corde più resistenti, finché non arrivano fuori dal raggio d’azione delle Sirene. La catastrofe viene scongiurata.
Il canto di Orfeo si rivela più bello
Anche Apollonio Rodio scrive delle Sirene, mentre racconta il viaggio di Giasone alla ricerca del Vello d’oro, a bordo della nave Argo. Un centauro avverte Giasone e i marinai riguardo le Sirene. Appena una fresca brezza aleggia sulla loro nave, vedono l’isola. Gli occhi vigili delle Sirene individuano l’imbarcazione di Giasone ed iniziano a cantare. I marinai vengono sopraffatti dal desiderio, si preparano per gettare l’ancora e fermare la nave alla riva.
Improvvisamente uno degli eroi a bordo, il leggendario musicista Orfeo, tira fuori la sua lira a corde ed inizia a suonare. La sua musica sovrasta la voce delle Sirene, mentre le orecchie dei marinai si riempiono della melodia di Orfeo e la nave passa accanto all’isola senza incidenti.
Due tipologie di comportamento: Ulisse contro Orfeo
Quando si parla di responsabilità, dobbiamo tener conto della tipologia di persone che sono a bordo della nostra nave. Quando vi sentite travolti dal canto seducente delle sirene della lussuria, come vi comportate? Teoricamente, abbiamo bisogno di persone come Ulisse ed Orfeo. Se ti vedi più simile ad Ulisse la tua responsabilità è quella di trovare degli amici fidati che ti leghino con corde più forti; persone che ti aiutino a stabilire dei limiti e delle regole da seguire, che ti obblighino a rispettare i tuoi obiettivi.
Hai bisogno di persone che possiate chiamare nel cuore della notte, quando vi sentite attaccati dai desideri carnali e che possono aiutare ad evitare certi comportamenti inappropriati.
Se invece vi sentite più simili a Giasone avete bisogno di persone come Orfeo, che vi aiutino a capire la radice del vostro cedimento, le motivazioni che vi spingono ad aprire la porta al peccato. Queste persone sono uomini e donne che sanno bene che l’unico modo per rompere l’incantesimo del peccato è quello di neutralizzare il suo fascino, attraverso una canto più bello e paradisiaco. Loro vi aiuteranno a credere alle promesse di Dio, che assicurano una gioia senza eguali e non deludono, come fa la pornografia. Vi aiuteranno a diventare responsabili e smontare le vostre credenze. In realtà, per poter vincere sul peccato, abbiamo bisogno sia di Ulisse che di Orfeo. È saggio combattere questa battaglia su due fronti: comportamenti e credenze.
Corde forti e un’arpa a dieci corde
Da un lato abbiamo bisogno di amici che ci aiutino a controllare il desideri carnali, persone che ci impediscano di adottare comportamenti lussuriosi, quando siamo fortemente tentati. I buoni amici sono quelli che si interessano delle nostre battaglie contro il peccato, che si interessano riguardo le tentazioni che affrontate, che forniscono strategie d’uscita, aiutando ad identificare i fattori scatenanti.
I buoni amici sono quelli che portano delle “corde forti”, per legarvi quando non avete la forza per resistere al peccato. Dall’altro lato, dobbiamo andare al cuore delle nostre convinzioni: perché il porno o il cybersex ci attrae così tanto? Cediamo alla tentazione perché è piacevole, ma che tipo di sensazioni ci fa provare? C’è qualcosa nella nostra fantasia che desideriamo di nascosto?
I vostri compagni sono persone che possono aiutarvi ad esaminare profondamente le motivazioni che vi spingono tra le braccia della lussuria. Possono inoltre aiutarvi a diventare responsabili dei vostri comportamenti, trovando in Dio una soddisfazione maggiore di quella che offre la pornografia.
CS Lewis ci ricorda che, a lungo andare, l’unica cosa che rompe un incantesimo è sovrastarlo con qualcosa di più bello. Il Nuovo Testamento ci insegna molto sull’abnegazione, ma non che sia fine a se stessa. “Ci viene detto di rinnegare noi stessi e di prendere la nostra croce per seguire Cristo. In effetti, se consideriamo le sfacciate promesse di ricompensa e la natura sconcertante delle ricompense promesse nei Vangeli, sembrerebbe che Nostro Signore trovi i nostri desideri non troppo forti, ma troppo deboli. Siamo creature tiepide, che scherzano con l’alcol, il sesso e l’ambizione, quando ci viene offerta una gioia infinita, come un bambino ignorante che vuole continuare a fare torte di fango in una pozzanghera, perché non riesce a immaginare cosa significhi l’offerta di una vacanza al mare. Ci accontentiamo troppo facilmente. Gli incantesimi vengono utilizzati per spezzare gli incantesimi, così come per provocarli. Tu ed io abbiamo bisogno dell’incantesimo più potente che si possa trovare, per risvegliarci dal malvagio incantesimo della mondanità…”.
Come sono i vostri compagni di viaggio?
Alcuni di noi non ne hanno. Navighiamo da soli e così ci schiantiamo più volte contro gli scogli. Non abbiamo nessuno al nostro fianco che ci aiuti in mezzo alle tentazioni. Non abbiamo dei veri amici disposti ad aiutarci a combattere il peccato. Alcuni di noi sono a bordo della nave di Ulisse. Abbiamo compagni fedeli, disposti ad aiutarci ad erigere barriere nella nostra vita, per tenerci lontani dalla tentazione quando diventa più forte.
Solo pochi di noi, anzi pochissimi, hanno dei compagni di viaggio come Orfeo, amici che sono in grado di ricordarci che esistono piaceri più grandi, insomma un canto più incantevole. Loro sono in grado di aiutarci a smascherare le false promesse della pornografia, ricordandoci che le promesse del Vangelo sono migliori. Sanno come suonare le corde del nostro cuore, in modo da farci tornare a Dio.
Questi miti e queste favole non fanno altro che rivelare ciò che abbiamo sempre saputo: il peccato incanta le persone. Ecco perché abbiamo bisogno di avere queste tipologie di persone a bordo della nostra nave.
G.K. Chesterton aveva ragione quando diceva che le favole sono più che vere, non perché ci dicono che i draghi esistono, ma perché ci dicono che i draghi possono essere sconfitti.
Autore: Luke Gilkerson