Una famosa rockstar ha dichiarato che il momento in cui si sente maggiormente sola è dopo un’esibizione di fronte a migliaia di ammiratori. Finito il concerto, non ha mai nessuno con cui soddisfare il suo bisogno di appartenenza. L’eroina divenne il suo amico più stretto, che gli “regalava” un falso senso di appartenenza. Alla fine è stato proprio questo falso amico ad ucciderla.
L’appartenenza è uno dei nostri due bisogni più forti. L’altro è sentirsi importanti. L’appartenenza è il bisogno di essere accettati per ciò che siamo, come creature emotive e spirituali. Per soddisfare questo bisogno dobbiamo imparare a condividere la nostra esperienza emotiva e spirituale con delle persone fidate. Significa ammettere che siamo individui che hanno dei sentimenti, bisogni, desideri e speranze.
I bambini imparano facilmente il sentimento d’appartenenza. Sono “se stessi” tutto il giorno, ogni giorno, finché non imparano a fare l’opposto. Percepiscono il loro grande bisogno di appartenenza senza che gli venga insegnato.
L’appartenenza è pari al bisogno di cibo, acqua, riparo e vestiario. E’ come un bambino che si allontana da un tavolo imbandito, in cerca del genitore; esso lascia il cibo solo per trovare un sostentamento più importante.
Che cosa succede al bisogno di appartenenza del bambino, quando viene costantemente rifiutato dalle persone di cui ha più bisogno? Inizierà a vergognarsi di aver bisogno degli altri. Il suo senso di appartenenza, tuttavia, rimarrà sempre vivo. Il conflitto appartenenza-vergogna porta spesso a trovare altri modi per soddisfare questo bisogno, senza seguire fedelmente il modello fornito da Dio. Invece di sviluppare delle capacità per poter affrontare questo conflitto in modo sano, le persone iniziano a nascondere i propri sentimenti.
Accetteranno un modo di appartenere che si adatta a coloro di cui hanno bisogno, piuttosto che essere se stessi. Basta guardarci per rendersi conto di questa realtà. Molto spesso noi adulti ci adeguiamo, per non rischiare di essere rifiutati dal gruppo al quale vogliamo appartenere.
Spesso disprezziamo e neghiamo i nostri stessi bisogni, per paura di rimanere delusi. Scappiamo dalla nostra vulnerabilità umana, perché pensiamo che ci sia qualcosa di sbagliato nell’avere sentimenti e bisogni. Ci autoconvinciamo che se gli altri conosceranno i nostri sentimenti più intimi, ci rifiuteranno, scapperanno e non vorranno stare con noi, pensando che c’è qualcosa di sbagliato in noi. Litigheranno con noi, ci giudicheranno, ci domineranno, non vorranno impegnarsi con noi e così via.
Per evitare il rifiuto, spendiamo molte energie nel manipolare le relazioni, invece di essere sinceri. La paura del rifiuto ci costringe a sopprimere la consapevolezza del bisogno di appartenere per quello che siamo realmente. Tutto questo però non ci regala una vita piena e non soddisfa il nostro bisogno di appartenenza. Né trasmette agli altri un senso di sicurezza nello stare a noi, perché siamo sempre più guardinghi che sinceri.
Solo quando ci rendiamo conto che non possiamo sfuggire al nostro innato bisogno di appartenenza, possiamo tornare alla realtà ed iniziare a frequentare delle persone sincere, che confessano la loro lotta umana, il loro dolore e la loro gioia. Queste persone non cercano di “adattarsi”, per poter soddisfare il bisogno d’appartenenza. Offrono piuttosto la possibilità di re-imparare ciò che è sempre stato lì presente. Se saremo disposti a mostrarci vulnerabili e umani verso gli altri, sorprendentemente essi faranno lo stesso con noi. Questo ci restituirà la nostra vera identità, riportandoci a ciò che siamo sempre stati.
Il bisogno di appartenenza viene soddisfatto quando siamo in grado di condividere le nostre emozioni con persone che ci accettano per quello che siamo, prima ancora di diventare individui migliori. Per vivere bene in un mondo che ha molte aspettative nei nostri confronti, abbiamo bisogno della forza che ci viene fornita dalle persone con cui possiamo semplicemente essere noi stessi.
Autore: Chip Dodd