Nel loro libro The Blessing, Gary Smalley e John Trent descrivono la benedizione di ciò che ogni bambino o bambina ha bisogno di ricevere dai genitori durante il processo di crescita:
- Contatto fisico significativo, con abbracci coerenti e frequenti.
- Messaggio verbale, ovvero sentire le parole “ti voglio bene” con regolarità e frequenza.
- Attribuzione di un alto valore, ovvero sapere che siamo importanti e degni di essere amati.
- Immaginare un futuro speciale, ovvero sapere che abbiamo un potenziale, doni unici nel loro genere e capacità che Dio può utilizzare per apportare benefici ad altre persone in futuro.
- Un impegno attivo – ovvero il ricevere le prime quattro parti della benedizione citate con frequenza costante durante la crescita. Se un bambino sente suo padre dire soltanto una volta “ti voglio bene” durante i suoi primi dieci anni di vita, crederà ciecamente a un messaggio di rifiuto derivante dal silenzio dei nove anni e 364 giorni – non a quello che è stato detto una volta sola.
La realtà è che molti uomini – inclusi quelli cresciuti in famiglie cristiane – sono diventati adulti senza “la benedizione” o “senza risposte alla loro domanda”. Il vuoto lasciato dalla mancanza di amore paterno predispone a una lunga e dura lotta con la dipendenza sessuale, allo stacanovismo sul lavoro, all’ingordigia o a qualche altro meccanismo di adattamento. Il Dr. Ross Campbell, già professore associato di psichiatria clinica alla Facoltà di medicina dell’Università del Tennessee, scrive: “In tutte le mie letture e nella mia lunga esperienza non ho mai conosciuta una persona sessualmente disorientata che abbia avuto un padre caloroso, amorevole e affettuoso”.
Io neppure. Nei nostri gruppi di supporto chiedo ai ragazzi di descrivere il rapporto che avevano con il loro padre e non ricordo neppure un uomo che abbia detto: mio padre mi diceva “ti voglio bene” e mi abbracciava di frequente durante il periodo della crescita.
Molti di noi avevano padri passivi e chiusi in loro stessi che erano presenti fisicamente ma che non c’erano da un punto di vista emotivo. Un silenzio di un padre può essere così devastante come qualsiasi tipo di abuso; e fa venire al figlio domande come “io conto?… “mi vuole bene?” … “Sono degno di essere amato?”
Pensate a cosa succede quando una famiglia è sventrata dal divorzio e il padre di un bambino esce di casa. Nonostante quello che il loro padre potrà dire o il tempo che potrà passare nei weekend con i figli, il silenzio assordante della mancata presenza di papà durante la settimana induce il figlio a pensare: “Ma papà se ne è andato perché io non ero importante per lui? … Di certo non sarebbe andato via se mi avesse voluto bene… Devo avere fatto qualcosa di sbagliato… forse secondo lui io non lo meritavo”. L’assenza del padre risponde alla famosa “domanda” in questo modo: “Dovrai scoprire da solo se possiedi tutto ciò che serve… probabilmente no, altrimenti io sarei rimasto qui. Non valeva la pena di farlo per te”.
Eppure, paradossalmente, per coloro che hanno subito violenza verbale, fisica o perfino sessuale da parte del padre, avere avuto un padre passivo sarebbe stata una benedizione. Su di loro il messaggio “Sei una schifezza inutile a cui nessuno potrebbe volere bene” viene violentemente martellato fino al punto in cui ricevere amore e affetto è quasi impossibile. Come posso io ricevere l’amore se mio papà, il “primo uomo della mia vita e quello che sarà sempre il più importante” dice che sono una schifezza senza valore? In questo modo, la pornografia o il sesso diventano il tipo di “amore” migliore e più sicuro in cui posso sperare.
James Bryan Smith, nella sua biografia del defunto artista cristiano Rich Mullins riassume bene quello che succede ad un uomo o a una donna che crescono senza l’amore e l’accettazione del padre:
“Quando l’amore di un padre è negato, un figlio lotta inevitabilmente con problemi che vanno dalla timidezza e dall’insicurezza a una profonda e paralizzante vergogna per la sua esistenza.”
La maggior parte degli uomini tentano di riempire il cratere delle dimensioni del Grand Canyon che si trova nel loro cuore e derivante da questa “profonda e paralizzante vergogna per la loro esistenza” con il denaro, il potere o il sesso. Io ho provato tutti e tre. Quando avevo poco più di vent’anni scoprii di avere dei talenti per le vendite e il marketing; di autostima non ne avevo (il che rivela quale risposta avesse ricevuto la mia “domanda”), perciò trovare qualcosa che sapevo fare bene era come buttare un osso a un cane randagio affamato. Mi buttai come un pesce nel mio lavoro e salii rapidamente nella gerarchia aziendale, con una prima promozione a vicedirettore alle vendite, poi come direttore nazionale dell’ufficio vendite e, a 25 anni, come vicepresidente del reparto vendite. Più riscuotevo successo, più mi sentivo vuoto, perciò lavoravo ancora di più, arrivando a sei-sette giorni lavorativi su sette e viaggiando fino a 40 settimane l’anno. A un certo punto mi ritrovai esausto e iniziai a rallentare il ritmo, ma togliere il piede dall’acceleratore ebbe l’effetto indesiderato di farmi percepire il dolore e il senso di vuoto da cui fuggivo, perciò di lì a poco ricominciai a strapazzarmi. Passai molti anni sulla furiosa giostra del lavoro e dell’esaurimento psicofisico, fino a quando Dio mi tolse la convinzione che avrei potuto trovare amore o accettazione nel successo.
Poco dopo il nostro matrimonio (nel 1989), io e mia moglie andammo a vedere il film Papà al cinema. La pellicola racconta la storia di un padre maniaco del lavoro, Jake (la parte è recitata da Jack Lemmon), ormai in pensione, e di suo figlio John (impersonato da Ted Dansen), che ha seguito le orme del padre. John ha dato la vita per la costruzione della carriera, sacrificando il suo primo matrimonio e il rapporto con il figlio. Più avanti nella storia Jake attraversa la fase acuta di una patologia che potrebbe minacciare la sua vita e il figlio John gli fa visita in ospedale. Non sapendo quanto gli resti da vivere, Jake pone a suo figlio una domanda che ha avuto su di me l’impatto di una tonnellata di mattoni: “Non ci siamo mai abbracciati prima… possiamo provare ora?” John inizialmente esita, ma poi acconsente – e così si vedono padre e figlio abbracciarsi per la prima volta nella vita.
Vedere il film Papà fu per me come passare il cuore su una grattugia per due ore e appena uscimmo dalle porte del cinema scoppiai in un pianto incontrollato con singhiozzi. Andai di corsa verso il nostro pick-up, dove mia moglie esterrefatta mi tenne tra le braccia per dieci minuti mentre piangevo come un neonato. La storia di Jake aveva toccato il nervo più sensibile nel mio cuore: io ero lo stacanovista, vuoto, ma all’attacco del mondo, che soffriva per la mancanza di amore e accettazione del padre. La cosa peggiore era che non sapevo cosa fare per rimediare.
Il mio stile di vita improntato a una eccessiva quantità di lavoro metteva benzina sul fuoco della mia lotta con il peccato sessuale. Poiché viaggiavo molto per affari e non riuscivo a dire di no alla pornografia in hotel, rivivevo spesso la sensazione di vergogna e il senso di vuoto derivanti dall’azione sessuale. Cercavo di “colmare” il mio vuoto interiore con altro lavoro, cosa che mi lasciava una sensazione di vuoto ancora maggiore, perciò avevo bisogno di altra pornografia o sesso per trovare consolazione e via di questo passo, fino al crollo nervoso totale nel 1998.
Le ferite prodotte dal padre sono altrettanto diffuse tra le donne e le ragazzine che nel periodo della crescita sono state trascurate: di solito finiscono per sposare un uomo che è esattamente come il padre. Nel suo libro Always Daddy’s Girl, H. Norman Wright condivide quanto segue riguardo a una delle sue clienti: ‘Vorrei trovare un solo uomo che mi tratti in maniera decente’, aveva detto. ‘Mi sembra di essere attratta da uomini che alla fine mi maltrattano, però non so perché… che cosa mi sta succedendo?’… Karen portava con sé profonde ferite derivanti dall’abbandono emotivo sperimentato da bambina. Il rapporto tra i suoi genitori era caratterizzato da rabbia e mancanza di soddisfazione. Il padre di Karen aveva poco tempo per lei, la dominava con la sua ira. Non vi era stato maltrattamento fisico, ma ve ne era stato molto dal punto di vista emotivo. Lei si sentiva priva di valore e insignificante, specialmente agli occhi del padre.
La realtà è che la maggior parte degli uomini in lotta con il peccato sessuale sono stati feriti dal loro padre durante la crescita e si sono sposati con donne anch’esse provviste di tutta una serie di ferite derivanti dal padre. Questo porta a un matrimonio pieno zeppo di dolore e confusione, fino a quando sia il marito che la moglie trovano il tempo di esaminare con cura quel rifiuto che ha avuto un impatto così dirompente sulla loro vita. Ma allora che cosa facciamo di questa profonda ferita interiore? Il sesso, l’alcol, le droghe o i soldi non la faranno guarire, neppure il cibo (alcuni lo usano, per esempio con un modo di mangiare sensuale, per tentare di colmare il cratere nella loro anima) – perciò la risposta si trova altrove.
Prima di tutto, prega. Chiedi a Dio di guidarti nel processo di guarigione.
Poi affronta la verità. Quando sollevo la questione delle ferite lasciate dal padre nei nostri gruppi, spesso sento dire: “Be’, ma i miei genitori hanno fatto del loro meglio”. Difendere i nostri genitori è una reazione naturale che scaturisce dall’amore, ma viene anche usata per evitare il dolore. Noi siamo feriti in maniera più profonda dalle persone che amiamo di più e di cui abbiamo più bisogno e non esiste lacerazione più grave di quella che proviene dal nostro padre. L’evasione o la negazione non risolveranno la questione della ferita lasciata dal padre: bisogna affrontarla.
Il che non vuol dire che daremo la colpa ai nostri genitori per il peccato che noi abbiamo utilizzato per medicare la ferita. Io avevo scelto il sesso e il lavoro per affrontare i miei problemi – non sono stati i miei genitori a obbligarmi a prendere quelle decisioni. A prescindere da ciò che hanno fatto i nostri genitori, dobbiamo assumerci il 100% della responsabilità delle nostre scelte peccaminose.
Coltiva dei rapporti personali trasparenti con altri uomini. Essendo feriti nel nostro rapporto personale con un uomo, nostro padre, sarà nei rapporti autentici con altri uomini che inizierà il processo di guarigione. L’amore maschile pulito, non sessuale, non si trova esclusivamente presso il genitore. Quando i nostri fratelli spirituali ci accettano e ci amano nonostante i nostri difetti, senza volerlo rispondono così alla nostra “domanda”: “Sì, tu hai tutto ciò che serve per essere un uomo… sei importante e hai valore, hai dei talenti che per me sono una benedizione… Sono molto contento della nostra amicizia”. Mediante il loro sostegno e incoraggiamento, i nostri fratelli riversano su noi una benedizione di amore e di forza maschile.
Davide fu benedetto in questo modo da Gionatan, il figlio di Saul. Leggiamo ciò che disse Davide dopo che Gionatan fu ucciso in battaglia: Io sono in angoscia a motivo di te, Gionatan, fratello mio; tu mi eri molto caro, e l’amore tuo per me era più meraviglioso dell’amore delle donne (2 Samuele 1:26). Davide aveva più di una moglie nel momento in cui scrisse queste parole; avrebbe potuto essere soddisfatto fisicamente da tutte le donne che voleva, ma la sua amicizia con Gionatan era “più meravigliosa” di qualsiasi cosa che esse avrebbero potuto dare a lui. L’amore maschile pulito non è complicato dagli attriti sessuali o emotivi che sorgono per via delle differenze tra maschi e femmine. Quando un fratello mi pone una sfida riguardo a un problema che vede nella mia vita, se non lo fa insultando o con un intento crudele, io lo accetto di buon grado. Gli uomini comprendono le paure e le insicurezze che attraversano gli altri uomini, perciò noi possiamo essere di benedizione gli uni per gli altri in modi impossibili alle donne. Se racconto a un altro uomo che lotto con i desideri carnali, lui può immedesimarsi nella mia situazione e aiutarmi. Raccontare a una donna i miei problemi con il peccato sessuale metterà me in una posizione di vergogna e forse lei in una di imbarazzo – e comunque lei farà fatica a capire.
L’amore maschile si sviluppa quando condividiamo le nostre debolezze e poi permettiamo ai nostri fratelli di sostenerci, incoraggiarci e, se necessario, correggerci. La mia vita è strapiena di altri uomini – alcuni li ho incontrati ai gruppi di supporto, altri al lavoro o in chiesa. Il fatto che mi accettino, con tutti i miei difetti, è un sonoro “sì” alla mia “domanda” che mi edifica, mi incoraggia, mi rafforza e mi benedice.
Quando sei posto di fronte agli eventi specifici che hanno causato il tuo ferimento, scrivili nel tuo diario per il Signore, esprimendo come la tua vita è stata influenzata da quanto avvenuto. Ad esempio, se avevi un padre passivo, scrivi della confusione e del senso di vuoto che provavi e di ciò che avresti avuto bisogno di ricevere da lui. Questo darà voce al grido del tuo cuore e getterà luce su ciò che stai attraversando.
Durante il processo di annotazione delle tue emozioni, potrebbe essere che il Signore ti mostri alcune questioni da affrontare. Il dolore del rifiuto è spesso accompagnato dall’amarezza del cuore – e il Signore potrebbe rivelarti il bisogno di perdonare tuo padre. Oppure potresti capire chiaramente per la prima volta che hai adorato il peccato sessuale come un falso dio e il Signore potrebbe invitarti a pentirti. Se Dio mette in luce una questione come questa, chiedigli in che modo vuole che tu la affronti, poi agisci.
Non possiamo tornare indietro nel tempo e ri-creare il rapporto padre-figlio che avremmo voluto, perciò l’afflizione per quanto è stato perso è una parte naturale del processo. Permetti a te stesso di provare dolore per ciò che non hai avuto con tuo padre: il farlo conferma la realtà delle cose difficili che hai attraversato e fornisce uno sfogo per le emozioni represse interiormente.
Come sempre, condividi ciò che stai attraversando con i fratelli nel tuo gruppo di sostegno reciproco. Mostra loro che cosa Dio ti ha rivelato e chiedi di pregare per la tua guarigione in questi ambiti specifici. Coinvolgere i fratelli nella questione delle ferite sarà come un balsamo lenitivo per la tua anima.
A questo punto, anche se non è più in vita, scrivi una lettera a tuo padre. In essa spiegherai in che modo sei stato ferito, perdonerai tuo padre per quanto successo e poi lo benedirai. Prima di sederti a scrivere, prenditi alcuni giorni per pregare. Questa potrebbe essere la lettera più importante che scriverai nella vita ed è meglio che ci sia la mano di Dio in essa. Chiedi al Signore di preparare il tuo cuore e chiedi che tu e tuo padre siate entrambi benedetti da ciò che stai per scrivere. Chiedi anche che il cuore di tuo padre sia preparato a ricevere la lettera.
Inizia la lettera esprimendo come ti senti ferito. Digli che cosa avresti avuto bisogno di ricevere da parte sua durante gli anni della crescita; come volevi sentirlo dire che ti voleva bene più spesso, oppure sentire il suo contatto fisico, oppure come avresti desiderato poter trascorrere più tempo insieme a lui. Dillo in un modo che non risulti come una condanna, dillo senza accuse o senza usare espressioni come “Avresti dovuto” oppure “Se tu avessi fatto questo io avrei avuto una vita migliore”. Quello che è stato è stato – e lo scopo della lettera non è lanciare pietre, ma guarire. Di’ la verità senza usarla come una mazza con cui colpirlo.
Poi perdona tuo padre. Il perdono ti costerà molto, perciò non scrivere queste parole con leggerezza: stai abbandonando il tuo diritto di usare contro di lui qualsiasi cosa che abbia fatto o non fatto una volta per sempre – senza possibilità di tornare indietro. Scrivi il tuo perdono in maniera semplice e diretta, senza lasciare trapelare nelle parole qualcosa che vorresti ricevere in cambio.
Dopo averlo perdonato per scritto, esprimi il tuo affetto per tuo padre. Digli che lo accetti per ciò che è, con gli errori passati e tutto il resto. Descrivi le cose che ha fatto che hai apprezzato e ciò che ti piace tanto di lui; edificalo e inondalo di grazia. Potresti anche scrivergli una benedizione per lui in stile veterotestamentario; forse tuo padre era stato a sua volta ferito dal suo genitore e potrebbe essere la prima volta nella vita che qualcuno lo benedice. Per trovare delle idee su come scrivere una benedizione nello stile dell’Antico Testamento a tuo padre, vedi Genesi 27:26–29, 28:3–4, i capitoli 48 e 49 e Numeri 6:23–24.
Una volta scritta la lettera, portala al tuo gruppo di sostegno, leggila e chiedi il loro riscontro. Se percepiscono un qualcosa di sgarbato, ad esempio un tono di condanna, fai le opportune modifiche e poi rileggi di nuovo la lettera all’incontro seguente.
Quando la bozza finale è pronta, chiedi ai tuoi fratelli di pregare per te e tuo padre. Prega tu per primo, affermando al Signore che stai perdonando tuo padre; chiediGli di preparare il cuore del genitore e di usare la lettera per portare guarigione a entrambi. Il tuo gruppo dovrebbe poi proseguire con altre preghiere sugli stessi soggetti.
Prima di spedire la lettera, chiedi consiglio ai tuoi fratelli su quale sia il momento più adatto. Per esempio, se tuo padre sta attraversando un periodo stressante o di grave malattia potrebbe essere meglio aspettare. (Ma potrebbe anche essere che la cosa sia urgente e che tu debba inviare la lettera subito.)
Dopo aver cercato il consiglio di Dio e degli altri e una volta chiaro che il Signore ti sta mostrando il disco verde per spedire la lettera, agisci. A prescindere da come reagirà tuo padre, renditi conto del fatto che tu non hai alcuna possibilità di controllare la sua reazione. La tua guarigione non è conseguente al modo in cui lui reagisce, ma alla libertà e alla pace che scoprirai perdonandolo.
Se tuo padre non è vivo, fatti coraggio: esprimergli i desideri della tua anima può comunque portare guarigione interiore. Scrivi la lettera a tuo padre, e poi condividila con i tuoi fratelli come se lui fosse vivo.
Tu puoi essere libero dal dolore e dal rifiuto che ti hanno ossessionato per tutta la vita. Ti basta avere almeno un altro uomo con cui condividere l’esperienza, la volontà di perdonare e la mano di Dio in questo processo. L’onestà riguardo alla nostra debolezza unita agli uomini giusti porta abbondanti benedizioni – non la vergogna e il rifiuto che temiamo.
Risolvere il problema della ferita lasciata dall’uomo che ha avuto il maggiore impatto sulla nostra vita è una parte cruciale del nostro viaggio verso la grazia, ma non è la tappa finale. Ogni essere umano nasce con una stanza vuota nel suo cuore che può essere riempita in un solo modo, da Una sola Persona. Questa stanza è posta al centro del cuore ed è indicata da un cartello che dice “Riservato a Dio”. Nessuna persona, cosa o esperienza ha la capacità di toccare o riempire questa parte del cuore.
Poiché il Dio Vivente è l’unico a poter riempire un cuore vuoto di vita, luce, amore, gioia e pace, è a questo punto del nostro viaggio che ci dirigiamo verso la stanza del Suo trono.
Autore: Mike Genung