Il libro dei Giudici dipinge Sansone come un uomo costantemente in movimento. Mai uno che sprecava tempo seduto a casa, Sansone preferiva la libertà e l’anonimato della strada. Porte chiuse e cancelli serrati non potevano contenerlo. Preferiva la facile compagnia di estranei alla soffocante quotidianità di famiglia e amici. Sansone teneva sempre sott’occhio le uscite, e andava e veniva come preferiva. Scena dopo scena lo vediamo viaggiare lontano dal percorso stabilito, solitamente da qualche parte in territorio nemico, sempre da solo.
Nei suoi giorni post-Gionatan, Davide era diverso. Mentre viaggiava a volte – come la maggior parte di noi, poteva a malapena evitarlo – solo raramente viaggiava da solo. In viaggio vediamo di solito Davide a capo di una folla o dentro un gruppo di amici che viaggiavano insieme.
Quando gli veniva data una scelta tra stare dentro o stare fuori casa, Davide preferiva tendenzialmente stare a casa. La prima cosa che fece dopo aver stabilito Gerusalemme fu di costruirsi una casa per sé stesso lì, una bella e confortevole casa dove crescere una famiglia e divertirsi insieme agli amici. Infatti, Davide era a casa, a rilassarsi nel terrazzo sul suo proprio tetto, il giorno in cui cadde.
Sansone era molto lontano da casa il giorno in cui il suo mondo collassò. Quando le fredde e dure catene lo circondarono e cadde l’oscurità, Sansone non chiese aiuto, perché sapeva che non c’era nessuno vicino a cui importasse di lui.
Davide, quando cadde, cadde a casa. Anche se si era lanciato a testa bassa in un inferno personale, Davide poteva ancora vedere i suoi amici, e i suoi amici potevano vederlo. E anche se era troppo debole e confuso per chiedere aiuto a qualcuno, i suoi amici potevano vedere che era nei guai, e andare a soccorrerlo.
Autore: Nate Larkin (tratto dal suo libro “Sansone e i monaci pirati”)