Una notte sul tardi, tre anni e mezzo dopo la mia prima partecipazione ad un incontro dei dodici passi, Allie sollevò l’unica questione sulla quale non avevamo mai discusso. “Devo sapere qualcosa,” disse. “Capisco le tue lotte con la pornografia. Mi hai detto che non hai mai avuto una relazione extra-matrimoniale. Ma devo sapere – hai mai avuto un rapporto sessuale con qualcuno da quando siamo sposati?”
Mi bloccai. Il momento era arrivato, la verità che volevo rivelare ma che avevo il terrore di rendere nota. Avevo raccontato a counselor e sponsor del mio lungo incubo con il sesso commerciale, e ne avevo parlato a lungo con altri uomini. Ma questa volta era diversa. Non considerai neanche per un secondo di mentire ad Allie, ma esitai, non volendo dare il colpo finale.
Allie aspettò.
Sì, dissi infine, e le raccontai delle prostitute. Quasi con distacco clinico, mi chiese altre informazioni. Quando è cominciato? Quante ce n’erano? Com’erano? Erano giovani? Erano carine? Quando era stata l’ultima volta? Avevo fatto il test per le malattie a trasmissione sessuale? Risposi a ogni domanda nel modo più veritiero possibile, e Allie pianse. Continuò a piangere, e fui impotente nel confortarla.
Alla fine, Allie disse, “Vai via”. Andai sopra nella stanza per gli ospiti e rimasi sveglio quasi tutta la notte, pregando che Dio confortasse in qualche modo mia moglie e sperando che Allie, la mia bellissima Allie, sopravvivesse alla conoscenza del mio tradimento.
La mattina dopo chiamai il mio sponsor. Dopo aver ascoltato la notizia, mi disse che era orgoglioso di me per aver detto la verità alla resa dei conti. Poi mi disse che mia moglie, per il suo bene, avrebbe avuto bisogno di odiarmi per un certo periodo. Disse che il mio lavoro sarebbe stato permetterle di essere arrabbiata quanto volesse, per tutto il tempo di cui avrebbe avuto bisogno. Non poteva darmi delle garanzie che mi avrebbe mai amato di nuovo.
La settimana seguente, Allie e io parlammo a malapena. Poi un pomeriggio mentre ero al lavoro, il mio telefono squillò. “Ecco come stanno le cose”, disse Allie. “Mi sembra chiaro ora che il nostro matrimonio è stato uno scherzo, e onestamente non penso che possiamo ripararlo. Hai distrutto qualunque cosa avessimo. Non riesco neanche a descrivere quanto fa male pensare a te…” Si fermò per qualche secondo, poi continuò. “Ma ho capito che sei cambiato. Non sei lo stesso uomo che eri un tempo. Sono disposta a ricominciare da capo con il nuovo te, ma ci vorrà del tempo. Penso che dovresti trasferirti per un po’ di tempo. Poi possiamo iniziare ad uscire insieme di nuovo, e prenderla lentamente fin dall’inizio.”
“Okay,” dissi.
Il giorno seguente, Allie e io avevamo un appuntamento con Kaka Ray, una counselor specializzata in famiglie e matrimoni. Non avevo mai incontrato Kaka, ma Allie l’aveva già vista per un paio di settimane e le aveva già raccontato della mia rivelazione. Kaka era d’accordo nel vederci tutti e due.
Dopo avermi fatto delle domande per quindici minuti, Kaka si girò verso Allie. “Beh, cosa vuoi fare d’ora in poi?” Allie le disse del nostro piano, e Kaka scoppiò a ridere. “Chiedo scusa”, disse. “Sono sicura che questo scenario ha totalmente senso per te, ma veramente – trasferirsi? Iniziare ad uscire di nuovo e fingere che il passato non sia mai successo? Possiamo fare meglio di così”. Lei ci aiutò poi a elaborare i dettagli di una separazione in casa e una serie di sessioni di counseling individuali e combinate.
L’anno seguente, per il nostro venticinquesimo anniversario di matrimonio, io e Allie rinnovammo i nostri voti. Tenemmo la cerimonia nella cappella della chiesa storica del centro con il pastore Scotty che ufficializzava la cerimonia e aveva prenotato un ristorante vicino per il ricevimento. I nostri amici riempirono la chiesa e il ristorante. Tutti e tre i nostri figli parlarono durante la cerimonia. Allie non era mai sembrata così radiante e bella. Mi sentii come l’uomo più benedetto al mondo. Tre anni dopo, mi sento ancora così.
Il processo di fare ammenda continua. Non passa un giorno che io non faccia del male a qualcuno, inavvertitamente o deliberatamente, in un modo che meriti delle scuse. Ancora di più, porto ancora una lunga lista di persone che ho ferito in passato. Sto facendo lentamente dei progressi in quella lista.
Quando altri uomini della Samson mi chiedono consigli su come fare ammenda, gli do lo stesso consiglio che ho ricevuto dai miei amici dei dodici passi. Gli dico di fare la loro confessione e le loro scuse più dirette e specifiche possibili, accettando la completa responsabilità di quello che hanno fatto, astenendosi dal far notare qualsiasi cosa che la loro vittima abbia fatto di sbagliato. Li avverto di non aspettarsi delle scuse reciproche, e non chiedere comprensione e perdono. Solamente quando le nostre vittime hanno sentito tutto il dolore del nostro tradimento sarà possibile per loro perdonarci.
Autore: Nate Larkin (tratto dal suo libro “Sansone e i monaci pirati”)