Ero un pastore che amava Dio e la mia chiesa e nascondevo il mio peccato segreto. Ben presto ho imparato che Dio sa disciplinare anche gli ipocriti che ama.
Sono diventato cristiano quando avevo 21 anni e pastore quando avevo 25 anni. A volte mi chiedo se fossi dovuto diventare un pastore meno rapidamente. Grazie a Dio serviamo un Padre che non è mai impedito dalle nostre scelte discutibili.
La città
Alla fine di un’autostrada polverosa a due ore da Dallas, in Texas, troverete una piccola città che ho chiamato “casa” per sette anni. I campi che circondano la cittadina di Graham sono disseminati di trivelle di petrolio che mantengono viva l’economia della comunità. I cittadini sono amichevoli e ai visitatori sembra di tornare negli anni cinquanta. È un luogo dove le porte di casa non vengono chiuse a chiave e i pastori evangelici ottengono ancora sconti speciali per i pasti nei ristoranti.
A Graham non mancavano le chiese evangeliche; ce n’erano circa 40 al mio arrivo. Questo non era il tipo di ministero che avevo immaginato per me. Volevo una città con 10 milioni di persone senza chiese e senza conoscenza di Dio. Invece mi sono trovato in una città con 10.000 persone, 40 chiese e la maggior parte di queste sostenevano di conoscere Dio.
Ma era evidente che dovevo fermarmi a Graham.
La chiesa
La mia comunità, la Chiesa Biblica di Graham è sorta nel 2003 come frutto di una riunione di preghiera. Mi è stato chiesto di predicare da 13 nuovi fratelli che volevano vedere Dio cambiare la loro piccola città. Ho amato quel gruppo con tutto il cuore, l’affetto sperimentato di quei primi tempi mi porta ancora lacrime agli occhi.
La musica in chiesa era orrenda, ma abbiamo cantato con fervore e confido che Dio fosse soddisfatto. Ero un predicatore inesperto, ma ho insegnato la Bibbia nel modo più chiaro possibile. Abbiamo riso e pianto insieme.
L’immaturità ha portato a prendere decisioni sciocche nella predicazione e nella leadership, ma Dio ci ha benedetti ugualmente. La nostra comunità è cresciuta da 13 a 120 persone in circa nove mesi. La crescita è stata incoraggiante, ma anche deludente.
Le cose andavano così bene in quei primi anni che cominciai a pensare che Dio fosse disposto a trascurare il peccato che stavo nascondendo.
Il peccato dentro di me
Anche se il ministero stava andando “bene”, la mia anima non stava bene. Ero profondamente scontento. La mia vita non andava secondo i miei piani.
All’epoca ero fidanzato con una ragazza che studiava all’università in una città molto distante. Lei non era pronta per il matrimonio e non volevo perderla, anche se in fondo sapevo che Dio non voleva che mi sposassi con lei. Il nostro fidanzamento di 6 anni era intrecciato con il peccato. Ci siamo fidanzati per ben due volte e a 50 giorni dal matrimonio abbiamo “rotto” il nostro legame per sempre.
Ero un pastore che amava Dio e la mia chiesa e nascondevo il mio peccato segreto. Ben presto ho imparato che Dio sa disciplinare anche gli ipocriti che ama.
La mia riluttanza ad arrendersi completamente a Dio, insieme alla mia insicurezza, insoddisfazione, paura dell’uomo e il desiderio di ottenere un’alta reputazione, ha creato nel mio cuore un ambiente che ha permesso alla pornografia di prosperare. Per i miei primi tre anni di ministero pastorale, ho lottato segretamente con questo peccato.
Sapevo che il mio peccato era doloroso per Dio, ma le mie confessioni miravano più a sradicare la mia colpa piuttosto che a ricevere l’aiuto di cui avevo bisogno. Ogni due o tre mesi mi concedevo un’abbuffata di pornografia. A questo è seguito il dolore, le confessioni private di quanto odiavo il peccato e quanto amavo Gesù, e le decisioni personali di non ripeterlo mai più. Ricordo di essermi sentito come gli israeliti nel libro dei Giudici. Peccato, dolore, pianto, pace. Sempre la stessa storia che si ripeteva.
Durante questo periodo ho fatto vaghe confessioni a diversi di amici. Ho confessato che stavo “lottando per la purezza” senza essere specifico su quanto spesso e quante volte. Ogni volta che confessavo, pensavo davvero che sarebbe stata l’ultima volta e che avrei potuto superare da solo questa battaglia.
Invece, l’inganno è diventato più profondo. Nessuno aveva una visione chiara di ciò che stava realmente accadendo nella mia vita.
“Vivere con una menzogna è difficile”.
Ciò che ha reso le cose più difficili era l’abbondanza di frutti che Dio stava producendo attraverso di me. La nostra chiesa era cresciuta di diverse centinaia di persone, le vite erano cambiate, così mi sono convinto che Dio stesse trascurando il mio peccato. Immaginavo di essere in qualche modo esente dalla distruzione che tanti altri avevano conosciuto.
La lettera
Verso la fine del 2006, ho iniziato a frequentare la donna che ora è diventata mia moglie. Carrie era consapevole delle mie lotte passate con il peccato sessuale e fu incoraggiata dai progressi che avevo fatto. Nello stesso periodo, io e un amico di nome Reid Monaghan abbiamo iniziato a fondare una chiesa nel New Jersey.
Alla vigilia del viaggio verso quella zona per filmare un video-promo per la nuova chiesa, ho scritto “la lettera”. Ho sentito che se io e Reid dovevamo lavorare insieme, avrei dovuto essere onesto con lui sul mio passato. Così ho scritto un resoconto dettagliato dei miei peccati sessuali dal giorno della conversione fino a quel giorno.
Quel viaggio in New Jersey diede vita ad un intervento che credo salvò la mia anima, il mio matrimonio e il mio ministero. Io e Carrie abbiamo incontrato Reid in una caffetteria e in lacrime lacrime ha detto: “Ti amo, fratello, ma dopo aver letto la tua lettera, non credo che possiamo proseguire come colleghi in questo ministero. E, in tutta onestà, non credo che tu debba fare il pastore in questo momento”.
Nessuno mi aveva mai detto quelle parole in faccia, o almeno non le avevo mai ascoltate così. La maggior parte delle persone erano disposte a trascurare le mie lotte a causa dei miei doni spirituali o della mia personalità, ma a Reid non importava nulla di tutto questo, amava Dio e amava anche me.
Io e Carrie siamo tornati a casa, abbiamo incontrato alcuni amici di fiducia fuori dalla nostra chiesa e poi abbiamo organizzato un incontro con i nostri anziani. Quando ho consegnato loro una copia della lettera, ho detto: “La mia vita e il mio ministero sono nelle vostre mani. Ditemi cosa fare”.
L’incudine
Un’incudine è una superficie dura su cui viene posato un oggetto da colpire. Il 2007 è stato l’anno dell’incudine su cui mi ha colpito la mano gentile di Dio. È stato l’anno più brutale della mia vita e sono certo che lo sia stato anche per molte vite di quegli anziani. Il mio peccato ha messo quei fratelli in grande angoscia. Erano buoni uomini che amavano Cristo e che volevano vederlo esaltato nella loro città, ma io ero il pasticcio nelle loro mani che né loro né io sapevamo maneggiare.
In qualche modo, il contenuto della lettera è stato trasmesso ad un’altra persona nella nostra chiesa. Quella persona lo ha condiviso con altri e se hai mai vissuto in una piccola città, puoi immaginarti cosa è successo dopo. Le voci si sono diffuse rapidamente, con speculazioni di ogni tipo.
Gli anziani hanno suggerito di indire una riunione per confessare pubblicamente il mio peccato. All’epoca non avevamo un numero consistente di membri, il che permise di aprire la riunione a chiunque volesse partecipare. Come potete immaginare, si sono presentate
tutti i tipi di persone – alcune delle quali non avevano mai visitato la nostra chiesa prima.
Le lancette dell’orologio si muovevano lentamente mentre ero seduto davanti a tutti sul palco quella sera. Le mie più grandi paure si stavano avverando, eppure ero grato per questo. Vivere una menzogna è difficile: la paura sempre presente di qualcuno che scopre la tua storia, il diavolo che ricatta il tuo cuore con vergognosi richiami mentre fai finta di essere a posto quando non lo sei.
Nella seconda ora ho raccontato il mio peccato a tutti i presenti. Un anziano aveva il compito di guidare le domande. Alcune persone piangevano, qualcuno ha urlato, qualcuno mi guardava con gli occhi che perforavano più profondamente di una spada, qualcuno mi abbracciò finita la riunione e qualcuno se ne andò via e non mi parlò mai più.
Il giorno dopo, la chiesa ricevette chiamate da persone che non avevano potuto partecipare e chiesero se potevamo ripetere l’incontro. E lo abbiamo fatto! Sono seguiti mesi di incontri privati, interventi, sessioni di consulenza e conversazioni strazianti. Spesso mi sentivo “di averne abbastanza” con questo processo, ma Dio mi ha assicurato che avrebbe determinato quando sarebbe stato abbastanza.
Durante quei mesi il mio cane è morto, diversi anziani si sono dimessi e almeno una dozzina di famiglie hanno lasciato la chiesa. Inoltre, ho fatto un incidente quasi mortale 50 giorni prima del mio matrimonio. Stavo facendo un lavoro nel cantiere quando la benzina è esplosa, coprendo il 12 per cento del mio corpo con gravi ustioni di secondo e terzo grado. Mentre stavo salendo sull’elicottero di soccorso, Carrie chiamò l’ospedale per chiedermi come stavo. Le hanno risposto: “Sì, ha lesioni gravi su tutto il corpo, ma se la caverà. Dio sa come donarci quello che ci meritiamo, non è vero?
“Nulla è stato più doloroso di vedere le mie scelte peccaminose far naufragare la fede delle persone che ho amato. La mia anima è ancora ossessionata da questa situazione”.
Ustioni e parole taglienti fanno molto male, ma nulla è stato più doloroso di vedere le mie scelte peccaminose far naufragare la fede delle persone che ho amato. Molti sono stati in grado di perdonarmi e andare avanti, ma non tutti. Alcuni si sentivano incapaci di sedersi nuovamente sotto l’autorità della Parola predicata perché temevano che il predicatore potesse essere un “doppio” come me. Non condividerò i dettagli delle loro lotte e dei loro strascichi qui, ma la mia anima è ancora ossessionata dal modo devastante in cui il mio peccato ha colpito così tanti fratelli.
La luce
C’è qualcosa che si sprigiona dalla luce, anche se ti fa sussultare perché sei stato al buio così tanto tempo. In quell’anno, Dio raggiunse le tenebre della mia ipocrisia e mi trascinò nella sua luce liberatrice. È stato attraverso questa liberazione che ho imparato a fidarmi di Lui in modi che fino ad allora erano stati solo teorici.
Entrare nella luce è spaventoso. Ho consegnato le redini del controllo a Dio e ad altre persone. Per così tanto tempo ho cercato di controllare il mio mondo nascondendo il mio peccato, ma Dio mi ha chiamato ad arrendermi. In quei giorni non potevo fare nulla, se non apri le mani per permettergli di operare attraverso persone imperfette e in un processo imperfetto, nel Suo modo perfetto.
Mi ero convinto che potevo fidarmi di Dio per le conseguenze della mia disobbedienza. Ho anche imparato che il Signore non stava solo lavorando su di me in questo percorso; il mio peccato e la mia confessione sono diventati il passaggio attraverso il quale ha operato in molte altre persone. Dio stava operando anche nella loro presunzione, onestà, perdono e incredulità. Era saltato tutto fuori chiaramente. Per tanti di noi sono emersi sentimenti di tradimento, di vergogna, di dolore, di confusione, di rabbia e di paura. Eppure, in tutto il turbinio, Gesù rimase fermo. Egli ha dimostrato di essere il mio Buon Pastore e anche il loro.
A pochi mesi da quel processo, diversi mentori mi hanno incoraggiato a lasciare quella città e ricominciare daccapo altrove. Ma in fondo, sapevo che, a meno che la mia chiesa non mi espellesse, dovevo rimanere, per quanto terribile fosse quel periodo.
Dio mi ha convinto attraverso la sua Parola che il mio peccato aveva fatto questo pasticcio e dovevo rimanere e sopportarne gli effetti.
Ad un certo punto, ricordo di essermi steso a faccia in giù sul tappeto della mia camera da letto ed aver esclamato: “Ho confessato ogni peccato che ho commesso, Signore”. Non so cosa altro fare”! Non mi ha parlato in senso udibile, ma mi sembrò che dicesse: “Ora comincerò a usarti”. Il Signore mi aveva calpestato perché mi amava e perché non mi abbandonava.
La ricostruzione
Dopo circa un anno, Dio ha chiuso quel capitolo della vita della nostra chiesa. Dietro di noi c’erano lezioni apprese e più danni collaterali di quanto io possa sopportare. Il capitolo successivo ha portato ad un nuovo giorno con una nuova atmosfera nella nostra congregazione.
Molti cominciarono a confessare i propri peccati nascosti, ne se andò la presunzione e venne la guarigione divina per me e per il rimanente della chiesa. Sono rimasto come pastore per altri due anni prima che Dio mi allontanasse da quel gregge.
Mi vengono i brividi a pensare che cosa sarebbe accaduto se Dio non avesse mai esposto il mio peccato pubblicamente e non mi avesse schiacciato come ha fatto. Quello è stato l’anno peggiore e migliore della mia vita. Non vorrei mai passarlo di nuovo, ma non scambierei la vicinanza a Dio che ne ho ricavato per nulla al mondo.
“Mi vengono i brividi a pensare che cosa sarebbe accaduto se Dio non avesse mai esposto il mio peccato pubblicamente e non mi avesse schiacciato come ha fatto. Quello è stato l’anno peggiore e migliore della mia vita”.
Qui ci sono cinque lezioni che ho imparato che possono aiutare altri a combattere il loro peccato segreto.
1. Le pressioni a fingere sono reali.
Non c’è bisogno di essere un pastore per conoscere il significato di far finta che tutto vada bene. A nessuno di noi piace essere esposti pubblicamente. La nostra vergogna cerca sempre asilo nel buio. I nostri primi genitori (Adamo ed Eva) lo sapevano quando si precipitarono nell’ombra dell’Eden (Gen. 3:8).
Se sei un pastore, ricorda che la pressione che ti senti addosso per apparire capace e impeccabile non viene da parte del Padre. È Satana che si traveste da angelo di luce (2 Cor 11;14). Non cedere alla sua chiamata e nascondere chi sei davvero.
2. L’ipocrisia deve morire.
Dopo la mia confessione, un caro amico mi ha trasmesso un messaggio che è arrivato al momento giusto. Con un tono deciso ma gentile disse: “Gesù era molto paziente con i peccatori sessuali, ma era molto duro con gli ipocriti. Non puoi seguire Gesù fingendo di non averne veramente bisogno”.
Aveva ragione! Ho predicato sermoni sul bisogno di Gesù, mentre fingevo di vivere quello che stavo predicando. Se non toglierai la maschera dell’ipocrisia e non respirerai l’aria dell’onestà, la tua anima ti sgriderà. L’inganno diventa più scuro. Comincerai a credere di essere al sicuro nel tuo peccato. Gesù è morto per le nostre ipocrisie e si è alzato per darci il potere di sbarazzarcene.
Se non toglierai la maschera dell’ipocrisia e non respirerai l’aria dell’onestà, la tua anima ti sgriderà.
3. Ora è giunto il momento dell’onestà.
Se stai nascondendo il peccato, puoi trovare scuse ragionevoli per rimandare ad essere onesto. La tua carne sarà ti rassicurerà che non accadrà mai più. Non cadere in quel tranello. Oggi è il giorno per confessare tutto.
Gesù ha promesso che ciò che accade nelle tenebre verrà manifestato nella luce del giudizio di Dio (Lc 12:2). Eppure c’è misericordia per coloro che lo portano alla luce da soli prima di quel grande giorno. Se hai un peccato inconfessato, deciderai di esserne sincero con Dio e con un altro amico cristiano vicino e fidato? In caso contrario, perché no? Che cosa ti impedisce di onorare Dio facendo questo? Qualunque siano le ragioni che ti vengono in mente, Dio rivelerà gli idoli che state cercando di mantenere in vita invece di Gesù.
4. Non puoi farlo da solo.
Hai bisogno di qualcuno nella tua vita che ti conosca, che ti conosce veramente. Non chi generalmente non capisce come si lotta, ma chi ha il polso dello stato delle tue emozioni e della lotte per il peccato. Abbiamo tutti bisogno di qualcuno con il quale confessiamo e ci pentiamo costantemente fidandoci di Gesù.
5. Gesù non ti lascerà mai.
Indipendentemente dall’onestà cheti costerà, Gesù sarà con te (Mat 28:20). Egli promette di non lasciarti mai né abbandonarti (Eb 13:5). Egli ti promette di essere completo in Lui (Col. 2:10). Ti promette che nulla ti separerà dal Suo amore (Rm 8,31-39). Egli promette di portare a termine la buona opera iniziata in te (Filip. 1,6). Egli promette di camminare con te in qualsiasi giorno oscuro accompagni la tua onestà (Sal 23:4).
Gesù è così dolce con te, non è vero? Caro amico, la sua gentilezza è stata pensata per condurti al pentimento (Rm 2,4).
Oggi è il giorno per dire tutto.
E per le chiese che devono affrontare questa caduta, non disperate. Il Signore si prenderà cura di voi mentre vi prendete cura del vostro pastore e gli uni degli altri.
Date voi stessi alla preghiera, cercate saggezza e affidatevi a Gesù che rimane lo stesso ieri, oggi e per sempre (Eb 13:8).
Autore: Garrett Kell
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