La Generazione Z trascorre, in media, nove ore al giorno da uno schermo all’altro; saltellano tra TV, videogiochi, smartphone e tablet. Come incide questo sulle persone e sulla società nel suo complesso? Ci sono almeno cinque aree in cui l’effetto non è per niente positivo.
Prima di tutto danneggia i nostri figli. Secondo un importante studio condotto su quasi 10.000 adolescenti della University College London e dell’Imperial College London, i social media danneggiano la salute mentale dei ragazzi “disturbando il loro sonno, riducendo le loro capacità motorie ed esponendoli ai cyberbulli, proprio nelle loro case”. Gli studiosi hanno notato che “un utilizzo intensivo e giornaliero del web aumenta il rischio di disagio psicologico di circa il 40% dei giovani, rispetto all’accesso settimanale o occasionale”.
A peggiorare il quadro ci si è messa la pandemia, durante la quale il tempo che i ragazzi passavano davanti a uno schermo è raddoppiato; da allora, secondo i ricercatori dell’Università della California-San Francisco, non è più diminuito. La preoccupazione aumenta se consideriamo che i ricercatori si sono concentrati esclusivamente su attività ricreative come social media, messaggi di testo, navigazione Internet e visione di film in streaming, non considerando il tempo extra che i giovani trascorrono sui computer per svolgere i compiti scolastici.
In secondo luogo tutto ciò sta cambiando il modo in cui guardiamo e facciamo sesso. Un sondaggio del Times rileva che la pornografia introduce come cosa normale il sesso violento, caratterizzato da dolore e umiliazione. Il BDSM (caratterizzato da schiavitù e punizione, dominio e sottomissione, sadismo e masochismo) “sono ormai una pratica comune”. Schiaffi, soffocamento, rapporti anali… la pornografia che gira su Internet ha fatto sì che gli utenti, che visualizzano contenuti del genere, mettano in atto gli stessi comportamenti.
Per la Generazione Z, il “sesso violento” (tirare i capelli, mordere, schiaffeggiare, soffocare ed attuare altri comportamenti aggressivi) è la categoria porno più ricercata e quasi la metà dei giovani affermano che il porno online è la loro fonte principale di educazione sessuale. Sta inoltre cambiando l’esperienza con il sesso; i partner creano tra di loro una distanza emotiva e fisica. Coloro che guardano spesso dei filmati porno diventano sessualmente insensibili al loro partner reale.
Billie Eilish, una delle più grandi star musicali della Generazione Z, la più giovane della storia capace di vincere quattro Grammy Awards nello stesso anno, ha parlato liberamente della sua dipendenza dalla pornografia, iniziata all’età di soli 11 anni e di come essa l’abbia resa schiava, influenzando negativamente la sua futura vita sentimentale.
Intervistata dall’Howard Stern Show a radio Sirius XM la giovane cantante ha confessato: “Penso che il porno mi abbia veramente distrutto il cervello. Mi sento devastata quando penso di essere stata esposta così a lungo a questi contenuti dannosi”. Al momento dell’intervista aveva vent’anni. Poi aggiunse: “Sai, le prime volte che ho fatto sesso, non mi sono rifiutata di fare cose non buone. Le ho fatte perché pensavo di esserne attratta”.
Terzo aspetto: sta danneggiando la nostra società, le sue dinamiche e i valori di una volta. Pensa agli appuntamenti tra i giovani. Oggi i single si lamentano delle insidie e delle delusioni degli appuntamenti online, come se fosse l’unico modo per poter conoscere altre persone. In verità, il mondo digitale rappresenta un radicale allontanamento culturale da ciò che esisteva prima. Gli appuntamenti online sono caratterizzati da un forte individualismo, al contrario di quelli del passato. Una volta erano gli amici e i parenti a dare suggerimenti e fare delle presentazioni, ora è un algoritmo e lo scorrimento delle pagine web a sostituirli. Ecco come un articolo del quotidiano Atlantic descrive lo scenario attuale:
“I robot non stanno ancora sostituendo i nostri posti di lavoro. Ma stanno soppiantando l’importante ruolo che una volta ricoprivano gli amici e i familiari… Per secoli, la maggior parte delle coppie si è incontrata allo stesso modo: hanno fatto affidamento sulle loro famiglie e sui loro amici per potersi conoscere. Detta in termini sociologici, le relazioni nel passato erano “mediate”. Detta in parole semplici, tuo padre era il tuo uomo di fiducia”.
Oggi invece Tinder, OKCupid e Bumble hanno preso il loro posto. Non esistono più quelle figure a noi vicine, che servivano a guidarci e consigliarci; “ora… ce la caviamo con l’aiuto fornito da un robot”. La generazione digitale lamenta “il fallimento spirituale dell’amore moderno”. La stessa cosa viene confermata da chi ha scritto che “l’aumento degli appuntamenti online riflette l’isolamento del singolo individuo, che non dà più valore al fatto di appartenere ad una comunità”.
Il quarto aspetto da sottolineare è che il mondo online si è tramutato in uno strumento attraverso il quale le persone sfogano brutalmente e senza controllo la propria rabbia. I sondaggi rivelano che nove persone su dieci esprimono la rabbia in modo maggiore sui social media, che di persona. Inoltre emerge che l’84% dei giovani risultano più arrabbiati oggi, rispetto alla generazione passata.
Secondo un sondaggio svolto da NPR-IBM Watson Health, più si naviga online, per leggere notizie o utilizzare i social media, più diventiamo rabbiosi. E non è difficile scoprire il perché. I notiziari spesso introducono un punto di vista che sollecita le emozioni della gente – la cosiddetta “industria del trolling”, ovvero utenti che disturbano le chat con commenti inappropriati, attaccano verbalmente le persone, mettendo zizzania. In altre parole è stato creato un contesto per indurre la gente ad esprimere la rabbia, e funziona.
Infine, la vita online sta alimentando un rapido cambiamento della cultura e non sempre verso il meglio. Un esempio lo riscontriamo nel modo in cui l’Occidente ha ribaltato totalmente e rapidamente la sua “visione” verso tutto ciò che riguarda l’omosessualità. In un sondaggio del 2004 condotto dal Pew Research Center la maggior parte degli americani (60%) si opponeva al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Oggi il 61% lo sostiene.
Come hanno fatto le menti a cambiare opinione così velocemente?
Mahzarin Banaji, professore di psicologia dell’Università di Harvard, ha studiato i cambiamenti degli atteggiamenti delle persone a lungo termine. Ha scoperto che tra il 2007 e il 2016 i pregiudizi nei confronti delle persone gay sono diminuiti drasticamente. Ci sono molte dinamiche che potrebbero giustificare questo processo, come la crescente visibilità delle persone gay nella cultura popolare (ad esempio, Ellen DeGeneres, il telefilm Will and Grace), ma perché l’accettazione culturale dei gender è iniziata nel 2007?
Perché il 2007 è stato l’anno in cui è stato lanciato l’IPhone, Facebook ha spiccato il volo, Twitter si è costituita come società indipendente, Google ha acquistato YouTube e lanciato Android, Amazon ha rilasciato il Kindle e Internet ha superato il miliardo di utenti in tutto il mondo.
Che dire, non ci sono dubbi sul fatto che i social media accelerano il cambiamento culturale, nel bene o nel male. La chiesa dunque dovrebbe prendere le distanze dallo scenario attuale? Di sicuro, no. Ma ci mostra dove servono maggiormente il “sale” e la “luce”.
Autore: James Emery White