Capire il ciclo della vergogna

Capire il ciclo della vergogna

La vergogna gioca un ruolo molto importante nell’uso continuo della pornografia. Nel suo libro “Indesiderati”, Jay Stringer racconta che il senso di vergogna aumenta le probabilità di guardare il porno, più nelle donne che negli uomini. Il dottor Patrick Carnes, uno dei padri fondatori della terapia della dipendenza sessuale, ha attribuito alla vergogna un posto chiave, nel ciclo della porno dipendenza.

Cercheremo di capire allora cos’è la vergogna, come contribuisce all’uso continuo della pornografia e come si può diventare liberi.

Le origini bibliche della vergogna

Per comprendere meglio il ruolo della vergogna, bisogna dargli una definizione. Un buon punto di partenza si trova in Genesi 3.

È probabilmente una delle storie più conosciute della Bibbia. Dio creò il primo uomo e la prima donna e li mise a custodire un bellissimo giardino protetto. “Entrambi erano nudi, ma non provavano vergogna” (Genesi 2:25). Un serpente si presentò e li convinse che Dio stava ostacolando la loro crescita e realizzazione personale, chiedendogli di obbedire ad un unico comando. E non appena trasgredirono quel comando, “i loro occhi si aprirono, e si resero conto di essere nudi; così unirono insieme foglie di fico e si coprirono” (Genesi 3:7).

Fermiamoci qui per un momento. Adamo ed Eva non si sentivano in colpa, altrimenti avrebbero ammesso di aver disobbedito all’unico comando di Dio e avrebbero chiesto il suo perdono. Non fecero niente di tutto questo. Ciò che successe è che “i loro occhi si aprirono e si accorsero di essere nudi”. Notate cosa risponde Adamo quando Dio, camminando nel giardino, lo chiamò: «Ho avuto paura, perché ero nudo, quindi mi sono nascosto» (Genesi 3:10). In altre parole, la vergogna ha fatto temere entrambi di essere visti e conosciuti per come erano realmente.

Così decisero di coprirsi. Poiché mangiando il frutto volevano diventare come il Signore, è possibile che stessero cercando di imitare ciò che avevano visto indossare a Dio, durante le loro passeggiate serali nel Giardino: abiti diversi, cinti da una fascia d’oro (Apocalisse 1:13), color ambra simile al fuoco e che brillavano come un arcobaleno(Ezechiele 1:27-28).Ma i materiali che avevano a disposizione – le foglie di fico – si rivelarono tristemente inadeguati. Era come cercare di modellare insieme un abito da sposa e uno smoking, usando la carta da stampante, senza alcun nastro adesivo per tenerli insieme.

Dal momento che questo tentativo fallì, la loro prossima e futile idea fu quella di nascondersi. Dio però è Onnisciente, Onnipresente ed Onnipotente. Ricordo una volta in cui giocavo a nascondino con una coetanea. Ella si “nascose” sdraiandosi sul divano, coprendosi con una coperta. La guardavo mentre le dicevo per finta che non riuscivo a trovarla, mentre le chiedevo se si fosse nascosta sotto una sedia o dietro le tende. È stato un atto di grazia verso la bambina per non finire il gioco in fretta; allo stesso modo, sospetto che sia stato un atto di grazia da parte di Dio far finta di non trovare il loro nascondiglio. Egli ha aspettato che i suoi figli si facessero avanti, dando loro l’opportunità di pentirsi.

Sfortunatamente, scelsero di non farlo per poter ricevere la sua misericordia. Decisero invece di giustificare la loro azione, gettando la colpa sull’altro. Adamo disse: “La donna che tu mi hai messo accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io l’ho mangiato”. Anche Eva disse a Dio: “Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato”. Entrambi non vollero assumersi le proprie responsabilità. Disubbidirono e non ebbero fiducia nelle promesse di Dio.

Ciò che affermavano era vero in realtà ma colpisce che Adamo ed Eva cercano di presentarsi sotto una luce positiva, per sfuggire dalle proprie responsabilità e mostrarsi senza colpa davanti a Dio.

Cosa ci insegna tutto questo?

Ci spiega che la vergogna non si focalizza su ciò che abbiamo fatto, ma su qualcosa, su chi o cosa siamo. In effetti, Jim Cress definisce la vergogna come odio per la propria persona.

Ci fa paura essere visti e conosciuti per quello che siamo realmente, specie da coloro che dovrebbero conoscerci meglio.

Tendiamo a rispondere alla vergogna in diversi modi: cerchiamo di coprirla, nascondendoci o spostando la responsabilità su qualcun altro.

Il ciclo della vergogna e l’uso della pornografia

Ora che abbiamo una comprensione di base della vergogna, diamo un’occhiata a come essa alimenta l’uso della pornografia:

Ferita

Al di sopra del ciclo della vergogna c’è la nostra ferita (se pensi al ciclo come ad un frutto, la ferita sarebbe il peduncolo).

Tutti hanno sperimentato delle ferite nel corso della propria vita, solitamente durante l’infanzia. Per molte persone, queste sono relativamente comuni. Molti cristiani ad esempio, sono cresciuti in famiglie con rigide regole, dove si parlava raramente di sesso. E quando capitava, veniva presentato solo come un sistema di regole: non fare sesso fino al matrimonio, non guardare il porno e non masturbarti (per chi è stato cresciuto nel periodo d’oro della cultura della purezza, ha forse vissuto delle regole extra che limitavano le interazioni con il sesso opposto). Queste regole potevano essere dettate da buoni propositi, ma spesso non consideravano il progetto buono e santo dell’intimità sessuale che Dio aveva creato per i coniugi.

Molti giovani e adolescenti, quindi, avvertivano dentro di loro le risposte ormonali date da Dio alle persone, ma non avevano chiare spiegazioni su come gestirle. Venuti a contatto con la pornografia (per caso o tramite i loro coetanei), hanno scoperto che essa aiutava a soddisfare certi impulsi e hanno continuato a guardare. Se venivano scoperti dai genitori, avrebbero subito una ramanzina, seguita dalla minaccia: “Guai a te se ti becco di nuovo a vedere certe cose”. Invece di smettere, hanno semplicemente imparato a nascondere alla perfezione la loro porno dipendenza e la vergogna, sapendo di non essere compatibili con le regole legalistiche con cui erano cresciuti.

C’è poi chi ha avuto traumi ancora più profondi, come l’abbandono o l’abuso. Spesso pensiamo all’abuso sessuale come ad una predizione al porno; in effetti, Jay Stringer ha trovato molti legami diretti tra abusi sessuali infantili e compulsioni sessuali indesiderate da adulto. Bisogna però tenere in considerazione anche l’impatto che ha su una persona l’abuso emotivo e quello verbale. In un sondaggio del 2020 si è scoperto che il 55% delle donne che facevano uso del porno aveva subito abusi emotivi, mentre il 44% ha raccontato di aver subito abusi verbali.

Considera lo shock per persone chiamate con frasi del tipo: 

  • Sei grasso
  • Sei brutto
  • Sei stupido

L’elenco potrebbe continuare. Dietro tutto questo è sottintesa l’affermazione successiva: “… e nessuno ti amerà“. Forse anche tu sei stato etichettato con le stesse espressioni! In altre parole, il tuo valore come persona è correlato a qualcosa di innato, qualcosa che tu non sei in grado di controllare, come il tuo metabolismo o il tuo QI.

Ricordati, il sentimento di vergogna espressa da Adamo ed Eva riguardava il loro status, non le loro azioni. Vale la pena ricordare che anche i complimenti possono portare alla vergogna. Affermazioni come “sei così carina” o “sei così intelligente”, possono influenzare una persona, al punto da legare la propria autostima all’aspetto fisico o all’intelligenza.

In conclusione, che si tratti di traumi piccoli o grandi della nostra psiche, le ferite crescono e peggiorano con il passar del tempo, portandoci a cercare sbocchi malsani, per trovare sollievo, come con la pornografia. Ecco perché la “ferita” è al vertice del ciclo della vergogna; ognuno di noi ha avuto qualche danno che risale all’infanzia, che deve essere curato, sia questo piccolo o grande.

L’innesco

Guardare la pornografia non è frutto del caso. Una persona non pensa semplicemente: “Sono dell’umore giusto per guardare qualcosa; magari qualche video porno!”. Qualcosa ci fa iniziare a desiderarlo.

Abbiamo scritto ampiamente sugli inneschi altrove, quindi non mi soffermerò su questo punto. Vi dico brevemente che l’innesco è lo stimolo che porta ad una risposta condizionata del desiderio di fare uso del porno. Entri in un forum on-line nel quale c’è un’accesa discussione e finisci per bramare il porno. Ti arrabbi ad un appuntamento e vuoi visualizzare il porno. È ora di andare a dormire e ti viene voglia di guardarlo.

Gli inneschi non sono uguali per tutti, ma ci sono alcuni punti in comune. I fattori sociali scatenanti possono essere situazioni come una festa in cui l’alcol scorre liberamente o un evento personale o intimo, come un appuntamento che ti ha deluso, facendoti nascere dei conflitti interni. I fattori scatenanti di tipo emotivo hanno a che fare con il tuo stato mentale e fisico, come ad esempio l’irritazione causata dall’aver saltato il pranzo, o il sentirsi stanco e stressato a causa di una scadenza impegnativa. Infine, i fattori scatenanti di tipo ambientale riguardano le cose che vedi intorno a te, come una scena di sesso in un film, una pubblicità di lingerie o una celebrità svestita, apparsa su Instagram.

I quattro stati del sentirsi affamati, arrabbiati, soli e stanchi possono servire direttamente come inneschi (ad esempio: “Mi sento solo, quindi guarderò il porno illudendomi di stare in compagnia”), ma possono anche essere semplicemente stati che ti rendono più vulnerabile agli stimoli diretti (ad esempio: “Non ho dormito per una settimana di fila, quindi è più probabile che clicchi su quel link inappropriato che uno spambot mi ha inviato su Twitter, anche se non lo farei in condizioni normali”).

Prima di andare avanti, vale la pena ricordare che i nostri stimoli si sviluppano in alcuni modi. Alcuni di loro potrebbero essere da noi condizionati nel tempo. Ad esempio, se hai iniziato ad usare il porno per prendere sonno, il fattore scatenante sarà probabilmente la stanchezza. Altri fattori possono derivare dalla nostra ferita. Ad esempio, se il tuo aggressore aveva un cane che abbaiava frequentemente, il rumore di un cane che abbaia potrebbe essere un fattore scatenante per te.

Rituali

I rituali sono una parte importante del ciclo della vergogna che ci tiene bloccati nel porno. Fondamentalmente, una volta attivato, di solito si segue un processo specifico, un rituale, prima di guardare effettivamente il porno. Si inizia con la fantasia, forse per trovare un po’ di privacy o forse per via della tipologia di porno. Poi si avvia un processo (conscio o meno) che ti prepara a guardare la pornografia. Forse chiami il tuo coniuge per dirgli che farai tardi al lavoro, poi guidi fino ad un parcheggio tranquillo. O forse ti viene semplice come svegliarsi, girarsi, prendere il telefono e aprire QUELLA applicazione o QUEL sito web.

È possibile scambiare i rituali per inneschi. Per la cronaca, le mie lotte riguardano personaggi sessualizzati con abiti personalizzabili nei videogiochi. Sarebbe facile definire il poter vestire questi personaggi con abiti a mio piacimento, come il mio fattore scatenante, ma esistono diversi giochi in cui si possono personalizzare i personaggi con vestiti meno succinti. Il vero fattore scatenante per me tende ad essere qualcosa di emotivo, solitamente si tratta di stress o stanchezza. Il rituale è lanciare il tipo sbagliato di videogioco, che mi permette di fare queste “personalizzazioni”.

Pornografia

La prossima tappa del ciclo è guardare la pornografia. Non è necessario spendere molto tempo per definire cosa significhi, anche se vale la pena notare che usiamo “pornografia” come termine onnicomprensivo per “contenuti sessuali che fanno inciampare uomini e donne nella lussuria”. Per la maggior parte delle persone significa foto e video di nudità esplicita e scene di sesso. Può anche includere l’erotismo. Alcune persone possono guardare esclusivamente Hentai (anime porn). Alcuni potrebbero usare gli annunci di lingerie. L’importante è che tu ed il tuo alleato che ti aiuterà in questa battaglia sappiate cosa intendi quando dici che fai uso del porno.

Vergogna

Dopo (o talvolta durante) la visione del materiale pornografico, arriva un senso di vergogna. Conosci i tuoi valori; sai che l’uso del porno non è consentito. Ciò è particolarmente vero per i cristiani che sono cresciuti con un’etica sessuale tradizionale, dove il sesso è inteso solo all’interno del matrimonio.

Ora, qualcuno leggendo questo articolo potrebbe dire: “Io non mi vergogno affatto!”. Allora ti chiedo: “Come ti sentiresti se qualcuno sapesse la quantità di porno che guardi realmente?”. Oppure, cosa accadrebbe se qualcuno dei tuoi cari ti cogliesse in flagrante? Potresti non provare la sensazione di vergogna dopo un’abbuffata, ma sai che non è così in realtà (parleremo comunque di questo nella prossima sezione).

Inoltre, il porno, che tu te ne renda conto o meno, si alimenta della bassa autostima che hai di te stesso. L’organizzazione laica NoFap sottolinea gli aspetti negativi dell’uso del porno. Fisicamente, esso porta alla perdita della libido o a disfunzioni sessuali. Dal punto di vista psichico, dopo aver studiato alcuni membri della loro comunità, sono emersi i seguenti sintomi della porno dipendenza:

  • Bassa autostima; scarsa fiducia in sé stessi
  • Senso di vergogna
  • Umore basso o alterato
  • Mancanza di motivazione

In altre parole, il risultato finale è lo stesso, sia che il senso di vergogna derivi dal non sentirsi all’altezza degli standard biblici o delle proprie credenze, o se non riesci più ad essere intimo con il tuo partner (o non riesci a trovarne uno).

Nascondersi

L’ultimo passaggio del ciclo è nascondere il proprio comportamento. Come ci mostra Genesi, nascondersi si presenta sotto forma di copertura, tentativo di celare o trasferire una colpa.

A volte copriamo la nostra vergogna con buone azioni. Possiamo fare volontariato in chiesa o comprare ai nostri coniugi dei bei regali quando sbagliamo. Possiamo apparire talmente dinamici da far credere agli altri che non possiamo essere porno dipendenti. Chi solitamente cade in questa trappola sono soprattutto ragazze adolescenti e giovani donne. Nel suo libro “Beggar’s Daughter”, Jessica Harris racconta come le persone non riuscissero a credere che le cronologie Web delle sue abbuffate porno, legate del resto al suo nome utente, potessero essere sue, sia perché non pensavano che le donne potessero lottare contro la porno dipendenza, sia perché Jessica era una leader e anche una studentessa brillante.

Nascondiamo la nostra vergogna proprio perché vogliamo celare il nostro vero comportamento. Nascondiamo la nostra dipendenza tramite applicazioni o browser privati dal suono innocuo.

Infine, trasferiamo la colpa quando neghiamo le nostre azioni (“Io non guardo mai questa robaccia! Un collega mi ha inviato questo link e l’ho cliccato senza rendermene conto!”). Oppure incolpiamo apertamente qualcun altro. Purtroppo si usa dire spesso che gli uomini non guarderebbero il porno, se le loro mogli si rendessero più disponibili sessualmente. Questo non è assolutamente vero. Probabilmente il marito era porno dipendente molto prima di incontrare la moglie. Del resto neanche la donna più disponibile sessualmente potrà mai competere con l’assoluta varietà che offre la pornografia. Anche quando imbocchiamo il percorso della guarigione, potremmo essere tentati di scaricare la colpa sui nostri genitori, per non averci addestrato ad evitare il porno, oppure su chi ci ha causato ferite, per averci rovinato la vita. Queste ferite non dovevano mai esserci, tuttavia devono essere assolutamente sanate, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni.

Il ciclo ripetuto

Ricorda questo della vergogna: è un ciclo e si ripete continuamente. Viene attivato in te, forma dei rituali e poi ti spinge a guardare il porno. Dopodiché ti senti assalito da una grande vergogna e provi a nasconderlo. Ma poiché non riesci ad affrontare la tua vergogna, rimani vulnerabile al prossimo fattore scatenante, ed il ciclo si ripete. Ricordi quei cartoni animati dove le palle di neve rotolano giù dalla montagna? Il ciclo della vergogna diventa sempre più grande nel tempo, scorre sempre più veloce, consumando alla fine tutto ciò che incontra.

La buona notizia è che il ciclo della vergogna può essere interrotto.

La grazia di Dio e la nostra vergogna

Dopo che Adamo ed Eva mangiarono il frutto, Dio li maledisse e li cacciò fuori dal giardino. Ma prima fece qualcosa. Genesi 3:21 dice: “Il Signore Dio fece delle vesti di pelle per l’uomo e sua moglie, e li vestì”.

Anche se Adamo ed Eva hanno cercato di nascondere il peccato commesso senza volersi assumere le proprie responsabilità, Dio ha continuato ad amarli nella sua grande compassione. Ha scambiato i loro fragili abiti di foglie di fico, con vesti di pelle più caldi e resistenti, al costo della vita di un animale, prefigurando il sacrificio finale di Gesù. È attraverso Gesù, che fa lo stesso per noi. Cerchiamo di nascondere la nostra vergogna dietro le buone azioni, che Isaia 64:6 chiama “la veste inquinata”. Ma Dio ci fa indossare le vesti della giustizia (Isaia 61:10) (questo non vuol dire che le nostre buone azioni non abbiano valore: semplicemente non ci salvano o non coprono la nostra vergogna).

Per ricevere queste vesti, ci viene chiesto di pentirci, di mettere da parte ogni peccato che ci incatena (compresa la pornografia) e di fissare lo sguardo su Gesù: «Per la gioia che gli stava davanti, sopportò la croce, disprezzando la vergogna, e si sedette alla destra del trono di Dio» (Ebrei 12:2b).

Ci sono alcuni modi molto pratici che ti possono aiutare a sbarazzarti dei sensi di vergogna.

Se la vergogna che provi è rivolta a te stesso, allora devi ricordare che anche se sei un peccatore,  sei una creatura di Dio. Tutti gli esseri umani sono peccatori! Ma se confessiamo i nostri peccati, Dio si diletta nel purificarci dalla nostra iniquità (1 Giovanni 1:9). Dobbiamo abbandonare la vergogna e rivolgerci a Gesù con pentimento.

Se la vergogna ci impedisce di uscire allo scoperto, per essere visti e conosciuti per come siamo realmente, saremo isolati, «ma se camminiamo nella luce, come Lui è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù suo Figlio ci purifica da ogni peccato» (1 Giovanni 1:7). In altre parole, se combatteremo per rimanere alla luce di Cristo insieme agli altri credenti (comportandoci da persone responsabili), allora saremo purificati!

Quando noi, con l’aiuto dei fratelli, abbracciamo uno stile di vita di pentimento e onestà, facciamo un enorme passo avanti nel distruggere la vergogna nelle nostre vite e fermarne il suo ciclo. Ovviamente, il lavoro non finisce qui. C’è ancora molto da fare, come ad esempio affrontare i nostri “inneschi” e i nostri rituali; le persone che ci seguono possono aiutarci anche in questo. Forse avremo bisogno dell’aiuto di un professionista, per affrontare le nostre ferite o aiutare coloro ai quali le abbiamo inferte (come ad esempio i nostri coniugi). La strada da percorrere non sarà affatto facile! Ma nel nostro pentimento, possiamo riposare nella certezza che Dio ci ha perdonato. La sua misericordia è incommensurabile; la sua bontà dura in eterno.

Autrice: Lisa Eldred