Dietro ogni passo verso la libertà dalla concupiscenza, c’è una prova che richiede resa e obbedienza. Prima c’è la sfida di raccontare i nostri peccati alle persone fidate; e poi c’è l’invito di togliere gli ostacoli che portano alla tentazione. Arrivati a questo punto Dio ci chiama, chiedendoci: “Ti fidi di me? Pensi che Io possa guarirti?”.
Ci sono stati molti momenti nella mia vita in cui la paura ha interferito nel mio rapporto con Dio. Nella mia mente, so di essere serio nel voler diventare un seguace di Cristo, di doverlo rendere l’unico Signore della mia vita. Ma la paura mi spinge a fare delle domande: “E se mi manderà da qualche parte dove non voglio andare? Se mi chiederà di perdonare, o confrontarmi, con qualcuno con cui non voglio avere niente a che fare? Se mi chiede di rinunciare a qualcosa?
Se ci saranno problemi economici? Ci sarà qualche dura prova che comporta dolore emotivo che dovrò sopportare?”
Quello che succede di solito è che gridiamo: “No, io voglio essere sul trono della mia vita!”, trovandoci poi davanti un bel muro d’orgoglio, su cui sbattiamo per anni. Quando il dolore e la miseria della vita che abbiamo vissuto a modo nostro ci fa toccare il fondo, ci arrendiamo e decidiamo: “Ok Dio, mi fiderò di Te… un pochino”.
Lui però vuole, e persino chiede, di rinunciare a noi stessi (Luca 9:23); la buona notizia è che il Signore è meravigliosamente paziente. Sa che abbiamo paura di permettere a un Dio invisibile di avere carta bianca nella nostra vita. Conosce i nostri problemi. Coloro che sono stati abusati in passato avranno difficoltà a fidarsi di Lui e lasciargli il controllo, a differenza di chi invece che non ha subito un tale trauma, o rifiuto.
Il problema è che non capiamo che camminare con Dio non ha niente a che fare con tutto ciò che abbiamo sperimentato prima. Per farci capire la completezza del Suo piano, il controllo, o la stabilità che ci vuole donare, il Signore ci dice semplicemente: “Confida nel Signore con tutto il cuore e e non ti appoggiare sul tuo discernimento” (Proverbi 3: 5–6). Se saremo tentati di abbandonare il lavoro maniacale che svolgiamo nel nostro ministero, nel folle tentativo di guadagnare il Suo amore e calmare le nostre paure, Egli ci dice semplicemente: “Vieni e impara da me… il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero… Io sono mansueto” (Matteo 11:28–30).
Una volta immersi in Gesù, decisi ad arrendersi, avere fiducia e obbedire a Lui, inizieremo a scoprire la gioia di conoscerlo. Questo è il segreto che nasconde l’obbedienza: “Se osservi i miei comandamenti, dimorerai nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel Suo amore” (Giovanni 15:10). La grazia di Dio arriva dolcemente, quando trova resa e obbedienza.
Se glielo chiederai e lo ascolterai, Dio ti indicherà il prossimo passo da compiere. Forse sai già quello che Lui vuole che tu faccia oggi.
Non mi sono mai pentito di avergli obbedito. Ci sono stati momenti in cui le benedizioni che seguivano alla mia obbedienza a Lui erano molto più grandi di quanto avrei mai potuto immaginare. Ho avuto molte difficoltà a superare la mia paura, a fidarmi di Lui; tutto mi sembrava una follia, ma alla fine ne è valsa la pena.
Autore: Mike Genung (tratto dal libro “100 giorni di Cammino verso la grazia”)